Covid-19 – Conosciamolo – La sperimentazione del farmaco Coronavirus –
Covid-19 – Conosciamolo – La sperimentazione del farmaco Coronavirus –
Ringrazio la Dottoressa Immacolata Soriano. Il loro aiuto in questo momento è in prima linea.
Protocolli clinici e trattamento farmacologico da corona virus
Il corona virus COVID-19 è stato identificato in China alla fine del 2019.
Il termine corona nasce dall’immagine a corona che lo contraddistingue e visibile al microscopio elettronico a trasmissione.
Il termine virus invece indica la natura della specie patogena che, per poter diffondere, ha bisogno di infettare la cellula ospite.
Il virus è formato da un involucro esterno di natura proteica su cui si evidenziano gli “spike” ovvero proteine specifiche a forma di chiodo che hanno la funzione di legarsi a determinate cellule del nostro organismo e dare inizio così all’infezione.
All’interno dell’involucro vi è il materiale genetico composto da RNA acido ribonucleico a singolo filamento. Il fatto che il virus sia composto da RNA lo rende subito pronto alla replicazione e alla successiva fase di formazione di “virioni” i quali rappresentano i precursori del virus infettante.
Il parassita fa parte della famiglia dei comuni virus influenzali le cui mutazioni genomiche però lo rendono più virulento.
Con il termine virulenza si intende la capacità del parassita di infettare l’ospite e di creare danni.
La caratteristica del COVID-19 è quella di dare in pochi giorni, a quanto studiato sin’ora, nel 10% della popolazione soprattutto oltre i 70 anni grave compromissione polmonare.
Il virus ha in poco tempo contagiato tutto il mondo ed è per questo motivo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di pandemia.
Affinché lo stato possa prendere provvedimenti e misure adeguate al fine di contenere l’emergenza e dare assistenza ospedaliera al numero elevato di pazienti che necessitano ospedalizzazione, la protezione civile ogni giorno aggiorna i numeri riguardanti i nuovi contagi, i morti o i guariti.
A proposito di guarigioni, vediamo allora quali sono i protocolli clinici che caratterizzano la malattia e quelli farmacologici utilizzati per curare il virus.
Protocolli clinici
I protocolli clinici e farmacologici ad oggi adottati sono in fase di sperimentazione e si basano sull’esperienza cinese e italiana, paesi questi ad oggi maggiormente colpiti.
I protocolli farmacologici sono composti da farmaci antivirali nati per curare altri tipi di virus, come HIV o EBOLA e farmaci antiinfiammatori utilizzati invece per curare altre patologie quali l’artrite reumatoide.
Sono quattro i protocolli clinici che riguardano il COVID-19.
Il primo protocollo riguarda pazienti asintomatici per i quali non sono previsti farmaci.
Il secondo protocollo riguarda pazienti con febbre, che può variare da 37.5°C a 39°C, mal di testa, tremore, stanchezza e sintomi respiratori lievi come tosse secca e dispnea, quest’ultima caratterizzata da respiro faticoso che si traduce in sensazione di mancanza d’aria. Il protocollo farmacologico prevede l’utilizzo di farmaci utili a combattere i sintomi come il paracetamolo per la febbre e farmaci sedativi per la tosse. In più è prevista la quarantena per un periodo di 14 giorni poiché il soggetto in questa fase è contagioso.
Il terzo protocollo riguarda pazienti con sintomi respiratori lievi ma età superiore ai 70 anni e pazienti di qualsiasi età con sintomi respiratori moderati ovvero più gravi del protocollo precedente. Il paziente richiede ospedalizzazione per accertare mediante esame radiografico il grado di interessamento del tessuto polmonare e l’entità delle conseguenti polmoniti derivanti dall’infezione. Il protocollo farmacologico prevede la somministrazione di specifici antivirali e antiinfiammatori particolari e nei casi più gravi il supporto dell’Ossigeno terapia.
Il quarto e ultimo protocollo riguarda i pazienti con ARDS sindrome da distress respiratorio acuto che comporta la compromissione bilaterale polmonare con interessamento degli alveoli.
Gli alveoli sono le più piccole strutture dei polmoni che operano lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica.
Il quadro clinico che ne risulta è quello di forte insufficienza respiratoria, si aggiunge cute cianotica cioè bluastra e problemi al cuore e al cervello.
L’ARDS è una forma di infiammazione polmonare grave che innesca una risposta eccessiva del sistema immunitario. Vengono prodotti in maniera consistente i Linfociti B, ovvero sentinelle specifiche a difesa del nostro organismo, che in questo caso però agiscono in maniera contraria attaccando le cellule del nostro organismo. Il mediatore che li richiama in azione è un mediatore dell’infiammazione e si chiama interluchina-6 che nell’ARDS è prodotto in eccesso.
Il trattamento clinico consiste nell’utilizzo di respiratori che in maniera forzata permettono la ventilazione polmonare. L’utilizzo di antivirali come il protocollo precedente, la somministrazione di antiinfiammatori off-label per bloccare l’interluchina-6 e la somministrazione in taluni casi di antibiotici ne rappresentano invece il protocollo farmacologico.
Un farmaco si definisce off-label quando esso viene impiegato per uno scopo diverso da quello a cui è stato destinato.
Farmaci per COVID-19
I farmaci utilizzati per curare COVID-19 sono in fase di studio clinico III e si suddividono in due categorie: antivirali e antiinfiammatori.
Lopinavir e Ritonavir: antivirali utilizzati per l’HIV e appartenenti agli inibitori delle proteasi. L’ attività farmacologica è operata dal Ritonavir che risulta essere poco biodisponibile. Per questo motivo si associa il Lopinavir che funge da booster aumentando la biodisponibilità del Ritonavir. La biodisponibilità rappresenta la concentrazione attiva del principio attivo nel sangue affinché possa dare l’effetto farmacologico. Lo scopo di questi principi attivi è di bloccare le proteasi cioè enzimi che portano alla formazione di virioni. Se l’enzima viene bloccato verranno prodotti virioni immaturi e non infettanti di conseguenza l’infezione rallenta.
Remdesevir: al momento il farmaco si è dimostrato l’antivirale ideale per COVID-19. È sviluppato dall’America grazie alla Gilead Sciences industria biofarmaceutica conosciuta per la produzione del farmaco utile per curare EBOLA. I risultati per EBOLA non sono stati soddisfacenti il farmaco invece sta dimostrando buona efficacia per COVID-19 ed è in fase di test clinico in Cina e in Italia. In Italia è stato utilizzato per curare i primi pazienti ricoverati in terapia intensiva, ora guariti, per esempio allo Spallanzani di Roma.
Remdesevir è un antivirale della classe degli inibitori della sintesi degli acidi nucleici. È sintetizzato come pro-drug quindi molecola non attiva che dopo la somministrazione si trasforma in principio attivo vero e proprio in particolare in un analogo dell’adenosina. L’adenosina è una base nucleotidica cioè un componente del RNA. L’analogo adenosina non è riconosciuto dagli specifici enzimi di traduzione virale e il materiale genetico viene prodotto in meno quantità di conseguenza il virus non può dare origine a virioni infettanti.
Remdesevir è ad oggi importato per motivi compassionevoli questo si traduce semplicemente nel dire che il farmaco è commercializzato per curare altre patologie come EBOLA quindi viene ceduto a scopo di sperimentazione clinica laddove necessario.
Clorochina: utilizzato per combattere la malaria è un farmaco ad azione antireumatica e immunosoppressiva. Il farmaco impedisce la fusione tra virione e membrana cellulare in questo modo il virione non può lasciare la cellula infettata e propagare l’infezione.
Tocilizumab: antiinfiammatorio e immunosoppressore utilizzato per l’artrite reumatoide (AR) malattia caratterizzata da episodi acuti e ricorrenti di infiammazione articolare che causano danno articolare e disabilità progressiva. È un farmaco di cui si sta parlando spesso poiché ha dimostrato in tempi brevi regressione dell’infiammazione in pazienti con protocollo quattro.
Tocilizumab è il principio attivo del farmaco RoActemra prodotto da Roche che al fine di combatte la pandemia ha deciso di produrlo a titolo gratuito.
Il farmaco riduce l’infiammazione acuta e cronica diminuendo la produzione di IL-6 mediatore dell’infiammazione. Di conseguenza come detto in precedenza diminuisce il numero dei linfociti T e B, monociti e fibroblasti. È soprattutto l’induzione dei linfociti T che provoca l’infiammazione.
Il farmaco inoltre aumenta i livelli di emoglobina anche essi ridotti dal progredire dall’infezione da COVID-19.
Il farmaco dimostra altresì diversi effetti collaterali i più importanti riguardano il fegato.
La fase di sperimentazione è in continua evoluzione. Il numero dei guariti ogni giorno aumenta a dimostrazione che la scienza sta facendo uno sforzo enorme perché crede e vuole combattere in maniera decisa questa terribile pandemia.
Link correlati
https://www.npsitalia.net/wp-content/uploads/2020/03/protocollo-terapeutico.pdf
https://www.aifa.gov.it/-/aifa-emergenza-covid-19-costituita-unita-di-crisi-coronavirus-
https://en.wikipedia.org/wiki/Remdesivir
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