Da Falcone a Gratteri la doppia faccia delle correnti
E così la storia si ripete, da Falcone a Gratteri la doppia faccia delle correnti, il copione è sempre uguale, come successe a Falcone oggi succede a Gratteri, la nomina a Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo sfuma nelle mani delle corrente a cui serve gestire la magistratura e non solo. La mafia internazionale fiuta il vacillare della giustizia italiana e trova terreno fertile per poter creare un dialogo Stato- Mafia e inserirsi negli affari proficui che oggi coinvolgono l’Italia, tra soldi europei e narcotraffico dei cartelli da sempre associati alle mafie italiane.
Oggi caro Diario, voglio fare un passo indietro per arrivare nel futuro, ebbene si, non mi serve una macchina del tempo, ne un racconto inventato, ne un discorso lungo, ma solo quella che purtroppo la storia ci ha consegnato per colpa di chi ha venduto lo Stato all’illegalità!
Mi spezza il cuore ricordare, mi fa rabbia non averli potuti salvare, mi da forza poter lottare ogni giorno sputando in faccia, alla società corrotta, il senso di appartenenza alla legalità! Arriverà il tempo in cui la corruzione non avrà altro respiro che la legalità. L’esempio deve essere dato dal primo esponente rappresentante del popolo, il governo, per poi aprire le braccia e stenderle agli organi delle giustizia, Finché la mafia troverà nello Stato un gran dibattito politico e di apertura delle correnti, avrà sempre un proficuo appoggio esterno che persegue il fine mafioso: uno stato accentrato, è sottomesso alla illegalità.
Vieni con me Diario e percorriamo insieme:
1988 – Il magistrato Antonio Caponnetto, che guidava il Pool antimafia istituito dal magistrato Rocco Chinnici ammazzato il 29 Luglio 1983 con 75 kg di esplosivo contenuto in un Fiat 126 davanti la sua abitazione a Palermo, decide di lasciare l’incarico.
19 gennaio 1988 – Il Consiglio Superiore della Magistratura nominò Antonino Meli a capo del Pool, incorsa vi era anche Falcone. La nomina fu approvata con 14 voti favorevoli, 10 contrari e 5 astenuti. La motivazione era dettata secondo il Csm dalla sua maggior anzianità di servizio: “coniuga alla maggiore anzianità di ruolo, un quadro professionale apprezzabile, per cui pienamente idoneo”, “L’uomo giusto non è pertanto quegli che si prospetta in ipotesi preliminarmente il più idoneo alla copertura di un determinato posto, volta per volta oggetto di concorso, nel quale le qualità professionali vengono commisurate anche alle specificità ambientali, ma è innanzitutto quello scelto con criteri giusti e cioè legittimi”! Per Meli votò la corrente indipendente nella persona di Vincenzo Geraci membro del Csm; per Falcone votò la corrente della magistratura democratica nella persona di Gian Carlo Caselli Procuratore della Repubblica di Palermo
La scelta del Csm spezzo la magistratura, la debolezza dell’organo di giustizia diede il libero accesso alle mafie di poter gestire i propri affari nei palazzi delle procure, tra i magistrati e negli esponenti di governo. Con Meli il metodo Falcone crollò, la mafia ebbe strada libera per poter uccidere, il suo forte segnale lo diede uccidendo l’ex sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco, l’indagine del “delitto politico” fu affidata ai sostituti procuratori Ayala e Di Pisa e poi a Falcone.
Meli non fù d’aiuto alle indagini di Falcone, andò contro il metodo usato da Falcone e rallentò le azioni del pool, emblematico il “blitz delle Madonie” nella zona tra Termini Imerese e San Mauro Castelverde in cui furono arrestati numerosi mafiosi e amministratori corrotti. Meli voleva affidare l’inchiesta ai magistrati di Termini Imerese escludendo Falcone. Con la deposizione del pentito di giustizia Antonino Calderone uomo d’onore della famiglia di Catania, Meli disperde l’azione concentrata nel territorio e svolta da Falcone, dividendola tra più procure e disperdendo le diverse informazioni che Falcone aveva coordinato. Con Calderone gli uomini d’onore sono al fianco della politica e dei processi!
In commissione Parlamentare Anti mafia Meli accusa Falcone di non aver emesso mandato di cattura nei confronti della potente famiglia del clan Catanese accusata da Calderone, in particolare verso l’imprenditore catanese Carmelo Costanzo accusato di collusione mafiosa. Falcone spiegò di essere in trattativa con Costanzo per convincerlo a testimoniare, ma Meli fece fallire l’idea di Falcone arrestando l’imprenditore. Il pool antimafia venne sciolto da Meli.
Falcone non si arrese, le sue indagini proseguirono oltreoceano fino ad arrivare all’operazione antidroga “Iron Tower” in collaborazione con Rudolph Giuliani Sindaco di New York, allora in carica come procuratore distrettuale di New York, colpì le famiglie Gambino e Inzerillo coinvolte nel traffico di eroina.
23 maggio 1992 Falcone muore tra le braccia di Borsellino, con lui la moglie e la scorta che lo accompagnava. Oggi la giustizia italiana lascia libero uno dei mandanti ed esecutori della condanna a morte di Falcone, Giovanni Brusca soprannominato u verru, il porco, che si autoproclama essersi pentito! Falcone non è morto, altrimenti io non scriverei di lui e non lo è neppure Borsellino che la mafia ha fatto saltare in aria pochi mesi dopo, il 19 luglio 1992, aveva toccato l’apice dei grandi nomi e affari tra Stato e Mafia. Ancora oggi, tutto ciò che Borsellino aveva scoperto, non è mai stato trovato, si è colta l’occasione, mentre lo sguardo era tra i detriti dei corpi del giudice e della sua scorta riversi in strada e tra i muri, si è rubato in quei momenti il diritto ai cittadini italiani di essere liberi dalla criminalità!
Gratteri
2009 – Nominato procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria.
Il 18 giugno 2013 il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta lo nomina componente della task force per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata
21 Febbraio 2014 – Formazione governo Renzi Gratteri, Procuratore Aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, è convocato per la nomina di Ministro della Giustizia, accetta, ma chiarisce di volere carta bianca sui temi che riguardano la riforma della giustizia. Renzi sale al colle per consegnare nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano la lista dei ministri del suo governo. Un colloquio tra i due interminabile, finché Renzi declina la candidatura di Gratteri come ministro della giustizia, le correnti non vogliono lo scomodo Gratteri e il suo metodo e la sua indipendenza politica. Facile nomina sarebbe il democratico Andrea Orlando, ex ministro dell’ambiente durante il governo Letta, facilmente gestibile dai partiti che in quel momento rappresentano la maggioranza in parlamento, non creerebbe sicuramente modi, e idee scomode al sistema della giustizia.
Il 27 febbraio 2014 – Rosy Bindi, in qualità di presidente della Commissione parlamentare antimafia, annuncia la nomina di Gratteri a consigliere della commissione
Gratteri torna in Calabria
2014 – Operazione “New bridge”, la squadra di Gratteri sgomina una traffico internazionale di stupefacenti tra Calabria e New York. A capo le famiglie degli Ursino di Gioiosa Ionica e dei Gambino a New York. Per questi reati nel 2019 la Corte d’Appello di Reggio Calabria confermerà 9 condanne, 4 assoluzioni in sentenza di primo grado emessa nel 2016 dal Tribunale di Locri
21 aprile 2016 – Il Csm con la maggioranza dei voti nomina Gatteri Procuratore di Catanzaro, prende il posto di Antonio Lombardo andato in pensione
18 e il 19 Dicembre 2019 – Diretti dalla Dda di Catanzaro con a capo Nicola Gratteri, i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia danno vita all’operazione Rinascita – Scott. In conferenza stampa Gratteri spiega:”Era su un treno da Milano verso Reggio Calabria, quando in prossimità della fermata di Lamezia terme, Luigi Mancuso, capo clan della cosca calabrese in provincia di Vibo Valentia, viene catturato dagli uomini del Gruppo di intervento speciale”. Gratteri è costretto ad agire d’anticipo, qualcuno aveva informato i clan dell’azione del magistrato, e cosi spicca l’ordinanza di custodia cautelare da Roma, con gran ritardo!
400 capi di imputazione:
- estorsione, associazione mafiosa, tentato omicidio, detenzione illegale di armi ed esplosivo, traffico di influenze illecite ricettazione, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato e traffico di droga.
Gli imputati
- 355 imputati a rito ordinario, istruito dalla Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, contro le cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e i loro sodali, tra i quali esponenti del mondo politico e dell’imprenditoria.
- 89, imputati con rito abbreviato, il processo avrà inizio il 27 gennaio.
- A giudizio immediato come richiesto compariranno, Giancarlo Pittelli ex parlamentare, l’ex sindaco di Nicotera Salvatore Rizzo, l’imprenditore Mario Lo Riggio, l’avvocato Giulio Calabretta
- Rinviati a giudizio, l’ex consigliere regionale Nicola Adamo accusato di traffico di influenze illecite.
20 novembre – Il magistrato Gratteri, comunica il giorno della consegna dell’aula bunker: “Tra il 10 e il 15 Dicembre”. Intervistato durante la trasmissione giornalistica Ottoemezzo dice: “Un nuovo modo di gestire la giustizia con questa aula bunker. Con la nuova procura risparmiamo circa duemila e cinquecento milioni di euro l’anno di fitto. Questo è possibile perchè busso chiedo vado a controllare sul cantiere, perchè questa opera bisogna realizzarla perchè la Calabria non sia la regione delle incompiute. Noi entro il 2021 avremo una nuova procura che è un convento del quattrocento restaurato, dove centreremo tutti e solo per quella procura risparmiamo un milione settecento mila euro”.
15 Dicembre 2020 – Bonafede e Gratteri la consegna dell’aula bunker. Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede dichiara:”Nel Luglio 2020 è stato firmato il Protocollo d’intesa per la realizzazione di questa aula bunker. A distanza di 5 mesi l’aula bunker è pronta. Parliamo di un aula bunker con una capienza di circa un migliaio di persone in distanziamento anti covid-19. Possiamo dirlo con orgoglio, è un momento in cui le istituzioni dimostrano che quando c’è la volontà di portare avanti il progetto e di realizzarlo, quel progetto viene realizzato non solo in tempi rapidi, ma anche in tempi difficili. In un periodo come quello che sta vivendo il nostro paese, il fatto che la pubblica amministrazione abbia portato avanti un progetto come questo così ambizioso e l’abbia realizzato in tempi rapidi è un segnale generale molto importante. Il governo porta la lotta contro le mafie senza tregua ed è una lotta alle mafie che si porta avanti quotidianamente e questa aula bunker e anche un segnale di presenza dello stato qui in Calabria in una terra difficile, perchè dev’essere chiaro che i processi, anche quelli più impegnativi, i processi di ndrangheta, sono processi che si celebrano in questa terra, qui in Calabria, dove lo stato è presente. E’ anche un segnale di vicinanza a tutti quei magistrati che ogni giorno portano avanti la lotta alla ndrangheta quotidianamente, tra mille difficoltà, in generale a tutti gli operatori della giustizia e a tutti gli addetti ai lavori, a tutti gli avvocati che potranno usufruire qui in questa terra di un aula bunker che rappresenta un progetto importante realizzato come segnale di efficienza. C’è stato un ampliamento di pianta organica in questo distretto che ha portato 22 magistrati in più. Abbiamo lavorato sul personale amministrativo in questo distretto. Da quando io sono ministro, 150 unità di personale amministrativo in più. C’è l’impegno di far sentire in questa terra che lo stato c’è in un settore così delicato come quello della giustizia”.
06 Novembre 2021 La sentenza agli imputati del Processo Rinascita Scott. Il Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri risponde ai giornalisti: “91 imputati, 70 presunti innocenti condannati, 2 prescritti, 10 assolti. Si aspetta la lettura delle motivazioni della sentenza per capire se qualche assoluzione può essere rivista, possiamo proporre appello, comunque la sentenza di oggi, il dispositivo dimostra il corpo del capo di imputazione”.
Da questo momento le cosche iniziano ad accentrare ancora di più la criminalità contro la giustizia di Gratteri.
Il processo va avanti e anche le condanne. La ndrangheta inizia a tessere la sua tela nei traffici internazionali approfittando della debolezza dovuta alla pandemia, le rivolte sociali che il popolo vive per il malcontento dovuto alla crisi economica oscurano l’interesse dei traffici illegali, le mafie puntano alla presa dei finanziamenti europei comprando favori politici. La guerra Russa scatena la lotta al traffico di armi illegali, aumenta il traffico di denaro illecito e droga, gli scambi politici oltreoceano raggiungono la mafia dei cartelli del sud america. La guerra frena i soldi dei mecenati che in Italia hanno costruito tesori anche con le mafie locali.
04 Maggio 2022 – Il consiglio superiore della magistratura nomina il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il Procuratore di Napoli Giovanni Melillo. A favore di Melillo hanno votato i 5 togati di Area e i 3 di Unicost, i vertici della Corte di Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi, i laici Alberto Benedetti e Filippo Donati, M5S, e Michele Cerabona, Forza Italia.
Il nome di Gratteri, presentatosi come indipendente, è appoggiato e votato da Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, e i tre componenti di Autonomia e Indipendenza, i laici Stefano Cavanna e Emanuele Basile (Lega) e Fulvio Gigliotti (M5s), relatore della proposta a favore del capo della procura di Catanzaro. Per Russo hanno votato il gruppo di Magistratura Indipendente e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi. Le correnti danno spazio alla gestione delle Procure!
La giustizia di Gratteri e il suo metodo vengono poste in secondo piano!
Le correnti della magistratura hanno fatto saltare il posto che avrebbe dovuto giustamente occupare il magistrato Gratteri come Procuratore nazionale antimafia… Le mafie gioiscano, brindano per non avere la giustizia blindata, ma aperta, al dialogo di incontro Stato-Mafia. Lo Stato è responsabile di ciò che sta accadendo. Il guardasigilli dov’è?
6 Maggio 2022 – Rinforzata la scorta al Procuratore capo di Catanzaro, le mafie oltre oceano vogliono ammazzarlo I clan calabresi vogliono far saltare in aria il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.I servizi segreti di un Paese straniero avrebbero intercettato una comunicazione sospetta. Gli 007 stranieri hanno avvertito i colleghi italiani. La comunicazione, farebbe riferimento all’utilizzo di un ordigno collegato a un controllo remoto. Le famiglie che l’hanno organizzato vedrebbero i propri affari messi in pericolo dalle inchieste della Procura di Catanzaro sulle propaggini ‘ndranghetistiche in Sudamerica e negli Stati Uniti. Il procuratore Gratteri aveva già lanciato l’allarme di come le cosche si stessero organizzando anche oltreoceano, ha accentrato l’attenzione durante il periodo di chiusura in pandemia. Il processo Rinascita- Scott va avanti e la nuova leva criminale si rafforza. Lo Stato dov’è a parte occuparsi della riforma giustizia che indebolisce la magistratura…
10 Maggio 2022 – Verbali motivazioni della sentenza processo Rinascita-Scott:”Mancuso era apprezzato sin da giovane per l’atteggiamento non aggressivo e tendente alla mediazione, continuava almeno sino al momento dell’operazione, a mantenere questa attitudine al ripianamento di contrasti. Proprio grazie alla lungimiranza di Luigi Mancuso invero si sono potuti rinsaldare i rapporti con le storiche ‘ndrine satellite dei Barba-Lo Bianco, dei La Rosa, degli Accorinti, stringere ancor più strette relazioni con i Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio e, soprattutto superare gli atavici contrasti con la famiglia Bonavota di Sant’Onofrio. Fondamentale anche il suo ruolo in un settore particolarmente redditizio come “quello delle speculazioni immobiliari in ambito turistico-alberghiero”. Spettava inoltre a lui il mantenimento dei rapporti esterni con altre articolazioni della Ndrangheta come i Piromalli e De Stefano. Aveva a che fare direttamente con professionisti, imprenditori, politici, massoni. Emblematica la gestione centralizzata, per tutti i gruppi, delle cosiddette “messe a posto” cui sono tenuti gli imprenditori soprattutto le grandi stazioni appaltanti, gestione alla quale è deputato l’imputato Gregorio Giofrè, della cosca di San Gregorio d’Ippona”. Quest’ultimo veniva definito dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella “il ministro dei lavori pubblici”.
11 maggio 2022 – Marcello Pecci era il procuratore antimafia del Paraguay. Era impegnato nella lotta contro i narcotrafficanti e il terrorismo internazionale. Aveva catturato esponenti dei grandi clan dei cartelli che dominano il Sud America a livello internazionale. Era riuscito a sgominare i traffici internazionali. Era riuscito a far giustizia. In aprile si era sposato con la giornalista Claudia Aguiler, era in viaggio di nozze nell’isola di Barù in Colombia, aveva rinunciato alla scorta per trascorrere un pezzo della sua vita in normalità. È stato ammazzato 11 Maggio, la moglie è stata risparmiata solo perché incinta, come vuole il codice d’onore dei mafiosi! La giustizia vacilla! L’uccisione del procuratore è il chiaro segno di come la mafia si stia riorganizzando e vuole dominare!
Il magistrato Gratteri lo aveva affermato in diverse occasioni, ma nessuno ascolta gli uomini di legge, è così la mafia trova terreno fertile per insediarsi!
Uno stato debole nella giustizia, è uno stato morto e il mandate è sempre lo stesso, gli uomini d’onore!
La guerra frena i soldi dei mecenati che in Italia hanno costruito tesori anche con le mafie locali e questo li inasprisce sempre più .
Le indagini e l’evoluzione del metodo di Gratteri sono frenate dagli attacchi di governo
La mafia agisce decidendo, non aspetta riforme irrisorie e decreti perdi tempo e non guarda le buone maniere!
Trasmissione Passerpatout 2021 – Gratteri:”Le mafie sud americane che vendono la cocaina in Europa all’ingrosso, non vogliono essere pagati in sud America. Solo il 9 per cento della cocaina venduta in europa viene pagato in sud America, perchè le mafie sud Americane vogliono investire in Europa, quindi l’Europa cos’è? E’ una grande prateria dove chiunque può andare a pascolare, l’Europa è un grande supermercato dove tutte le mafie europee e sud Americane vengono a comprare”
Lo Stato rasenta la rivolta sociale se la giustizia non viene tutelata. L’ insegnamento del magistrati dà forza all’opinione pubblica. L’uccisione del Procuratore Marcelo Peci, rende ancora più vicine le parole di Gratteri. Falcone e Borsellino istruivano la popolazione e venivano oscurati dalle azioni di governo e dalle correnti politiche che in quel periodo dominavano il popolo stordendolo con i contentini e rivoluzionando le classi sociali e portandolo oggi al fallimento sociale tra ricchi e poveri. Mentre la classe politica tesseva i rapporti Stato- Mafia, Falcone e Borsellino hanno smantellato la mafia, così come lo sta facendo Gratteri. Uno Stato di diritto alla tutela del cittadino, pone al suo fianco gli uomini di legge, non disperde il tempo in riforme che indeboliscono la giustizia e non crea crepe nel sistema sociale tale da aprire un varco alla dominanza mafiosa!
Lo Stato dovè?
Gratteri perchè non ha autorità di parola in parlamento?
Gratteri perchè come Borsellino e Falcone non siede li dove, il comando della giustizia, apporta un cambiamento sociale volto alla legalità per il popolo italiano?
Chiunque di noi deve essere in grado di capire e chiunque di noi in qualunque contesto sia, può cambiare la storia. Basta parlare, farsi sentire, scrivere, agire socialmente, le spettacolarizzazioni lasciatele a chi vuole fagocitare denaro! Ognuno di noi ha un messaggio importante da comunicare, usatelo per portare all’attenzione quello che si sta nuovamente verificando tra le file della giustizia!
Io parlo di cibo, ma uso l’arte per comunicare!
A presto