L’imbroglio per il ponte sullo stretto
L’imbroglio per il ponte sullo stretto: “Allora prendi e scascia tutto. Fottitene se c’è il mare, i pesci, l’aria salubre, te ne devi sbattere se ci sono le case e questi hanno fatto sacrifici per comprarsele. Discorsi inutili di gente che perde tempo! A noi ci servono soldi e realizzare una minchia di opera che tuttu mundo ha da parrari. Certo non è facile trovare gli agganci, ma con qualche raccomandazione buona vedrai che recuperiamo tutto. Stavolta è la volta buona, perchè a questi, quello che interessa è restituire il favore che abbiamo fatto raccogliendo gente che va a votare in cambio di due miseri spiccioli che gli danno a lavoro. Tanto di lavoro lo sappiamo a chi lo dobbiamo dare! Sono anni che lo dicono, ora sono costretti a farlo”!
E’ un discorso di fantasia che riassume la vicenda del ponte sullo stretto.
Che tu voglia o no, caro cittadino, il ponte si deve fare, perchè io al potere con ostruzionismo e calpestando la democrazia devo sottometterti. Devi capire che io comando e tu ti devi stare zitto e sottostare a qualunque cosa io voglio ottenere. Perchè prima vengo io nella mia funzione di politico al potere che persegue la grandezza di me stesso e poi vieni tu, scarto che uso come fonte per avere i soldi e gestirli nel non rispetto della dignità sociale.
Il ponte lo devo fare per onorare Berlusconi
che l’ha promesso a tutta quella schiera di gente che ha raggirato con parole raccogliendo voti tra Calabria e Sicilia, riuscendo a insediarsi e bloccare il sud Italia in ogni opera che riguardasse il territorio e la pubblica amministrazione. Il ponte è l’opera che deve essere compiuta per realizzare il sogno dell’amico che ha favorito il partito di maggioranza insediatosi senza avere la maggioranza del voto dei cittadini che si sono astenuti in gran parte, il 25 settembre 2022. E’ il sogno dell’amico che da sempre alleato ha permesso al governo Berlusconi di galleggiare in nome della Padania, contro l’unità d’Italia, denigrando e isolando Calabria e Sicilia sotto il grido di ladri, mafiosi, ndranghetisti, ignoranti, terroni. A noi politici, il sud ci serve per archiviare quella malavita dentro un ghetto, nei piccoli centri e poi smistarla al nord Italia e nel resto del mondo senza farci accorgere.
Così io ti faccio vedere che con via lecita e illecita, inventandomi dati che non esistono, arrogandomi il diritto di intascare i soldi dei cittadini e distribuirli ai miei cari collaboratori amici e famigliari, riesco a calpestare ogni diritto di manifestazione contraria per un opera che deve ricordare il mio nome.
Si è però dimenticata la politica, che la resistenza è parte integrante della nostra storia. Attraverso essa l’Italia è libera, con essa l’Italia combatte!
E così è iniziata la lotta contro il ponte
che racconto nel blog da più anni e che molti mi hanno contestato, dicendo di essere solo una povera illusa nel credere di poter fermare l’azione di disfacimento del territorio dello stretto solo attraverso un blog. Ho visto scorrere le mie parole in successione nel tempo, affermandosi sempre più. Sono certa che a qualcuno non abbia fatto un gran regalo, sicuramente avrà preso spunto per inveire ancora contro, mentre ad altri che avranno letto, avrà fatto pensare quanta importanza ha per il cittadino l’amore per la propria terra e come le istituzioni devono rappresentare la volontà del cittadino.
Il risultato è che parlando a coro univoco tra cittadini e politica che segue e ama l’Italia, il ponte sullo stretto trova finalmente risposta a chi mi ha chiesto: Che ne sai tu che il ponte è voluto dalla mafia?
La risposta si sta componendo!
E’ bastata fare luce con l’inchiesta svolta dalla trasmissione giornalistica di Report (perseguitata dal potere al governo perchè persegue la verità) per dare finalmente una cornice e mettere dei tasselli essenziali per formare il quadro del ponte sullo stretto.
Inchiesta – L’esposto presentato dall’onorevole Angelo Bonelli, dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni
L’esposto presentato ha aperto da parte dell Procura di Roma un idagine contro ignoti per verificare la correttezza delle procedure relative alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina da parte del Governo Meloni e, in particolare, del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Nel documento presentato da Bonelli, Fratoianni ed Elly Schlein si chiede che si indaghi sulla progettazione e realizzazione del ponte sullo stretto, chiarire perché la Società Stretto di Messina non ha ritenuto di rendere pubblici i documenti fondamentali per l’entità del progetto e le procedure. Ha opposto più volte il diniego alle richieste di fornire la relazione di aggiornamento al progetto, che l’atto negoziale, nonostante un componente del comitato scientifico avesse pubblicamente affermato di aver reso pubblica.
Fonte Report nell’inchiesta giornalistica Do ut des
Anas e Inver – I dirigenti della famiglia Salvini
I dirigenti di Anas, la più grande stazione appaltante del Paese, avrebbero fornito informazioni riservate sulle gare in cambio di promozioni. Tutto ruota intorno alla Inver, la società di consulenza della famiglia Verdini, fondata tra gli altri dal figlio dell’ex senatore Denis, Tommaso Verdini, e dalla figlia Francesca, compagna del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Il ministro alle infrastrutture del governo Meloni, Matteo Salvini è tra i fondatori della Inver, la società di consulenza alla base della possibile corruzione, c’è la compagna Francesca Verdini, che ha ceduto le sue quote nel 2021. Poi c’è il fratello della compagna, Tommaso Verdini, che secondo le indagini farebbe il lobbista proprio nel settore che è sotto il controllo del ministero di Matteo Salvini
Il contratto con la Inver spinto da Salvini
Proprio la vicinanza del ministro Salvini con Tommaso Verdini avrebbe spinto alcuni imprenditori a rifare il contratto con la Inver. Alcuni di loro, infatti, dopo la prima fase delle indagini che aveva portato ad alcune perquisizioni avevano interrotto ogni rapporto con la società dei Verdini, ma dopo la nomina di Salvini a ministro delle Infrastrutture ecco che si rifanno vivi.
Massimo Simonini il governo Conte lo aveva nominato amministratore delegato di Anas
Moltissimi dirigenti Anas bramavano per fare incontri con il gruppo Verdini, è il caso di Massimo Simonini che il governo Conte uno aveva nominato amministratore delegato di Anas. Con l’avvento del governo Draghi però il suo ruolo era in discussione e così nell’imminenza delle nomine anche lui partecipa più volte a cene con il gruppo Verdini e in un incontro con Fabio Pileri in un bar di Roma non usa mezzi termini.
Verdini e soci sanno che non possono garantire a Simonini il ruolo di Amministratore delegato di Anas ma si muovono per garantirgli comunque un incarico di livello.
Massimo Simonini è stato nominato dal governo Draghi e poi confermato dal governo Meloni, quando già era sotto inchiesta, commissario straordinario per i lavori della Orte Fano e per l’ammodernamento della 106 ionica in Calabria, una strada statale chiamata “la strada della morte”. (Ma per questa strada si contano i morti ma non le opere di realizzazione)
Gli investigatori su Simonini, Pileri, Verdini Cedrone, Veneri e Petruzzelli
Dell’ex ad di Anas Massimo Simonini scrivono gli investigatori che “ha messo a disposizione le proprie pubbliche funzioni assicurando interventi in favore di gruppi imprenditoriali riconducibili a Verdini, tra cui l’ex parlamentare Vito Bonsignore”.
Inver, secondo i magistrati, è una società che fornisce consulenza, fa riferimento a Fabio Pileri e al figlio di Denis Verdini, Tommaso Verdini, e metterebbe a disposizione le proprie competenze per favorire gli imprenditori che sono in cerca di appalti. Ma per i magistrati più che competenze metterebbe in vendita la loro capacità, le loro relazioni politiche con le quali hanno agevolato i manager dell’Anas, in particolare Luca Cedrone, Veneri e Petruzzelli, che cercavano di fare carriera, e proprio in cambio della promessa di fare carriera poi aiutavano o favorivano i clienti della Inver.
I rapporti e le condanne di Verdini con Berlusconi, Renzi e Salvini
Però secondo i magistrati il vero dominus di questa società sarebbe stato Denis Verdini, l’ex senatore, uomo dalle mille relazioni politiche, ex coordinatore di Forza Italia, del Pdl, uomo con stretti rapporti con Silvio Berlusconi ma anche a Matteo Renzi, e poi ultimamente anche con Matteo Salvini. Ed è stato coinvolto in passato in varie vicende che indagavano sulla gestione degli appalti pubblici.
Nel 2010 è stato prosciolto dall’accusa di tentato abuso d’ufficio per gli appalti per la ricostruzione post terremoto all’Aquila, perché il reato contestato era assente dai presupposti normativi, e dopo che la Camera aveva negato l’autorizzazione ad utilizzarle intercettazioni che erano state però realizzate a carico di Verdini in altro procedimento: quello sull’appalto per la Scuola Marescialli di Firenze, dove Verdini è stato invece condannato a 2 anni, il reato di concorso in corruzione, poi è stato prescritto. Non solo, Denis Verdini poi nel 2020 è stato condannato in via definitiva a 6 anni e 6 mesi per la bancarotta del credito cooperativo di cui era presidente, e poi a 5 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta per il fallimento della società Toscana Edizioni.
Allora, va detto Verdini era entrato in carcere alla fine del 2020 ma c’è stato pochi giorni, perché poi è scoppiata la pandemia, il Covid, e le sue condizioni fisiche non erano compatibili con il regime carcerario, e quindi è stato inviato provvisoriamente ai domiciliari. Solo che poi…provvisoriamente, insomma, per modo dire perché poi c’è rimasto e lì ha incontrato manager e imprenditori.
Salvini sarebbe “l’asso nella manica”
E per la sua attività alla Inver, sospettano i magistrati, Verdini ha intascato 20mila euro in nero al mese. Ora, Denis Verdini, lo sappiamo, è il padre della compagna del ministro Salvini, e nelle intercettazioni dei soci Inver, Salvini sarebbe “l’asso nella manica”.
In una intercettazione Pileri dice: “Matteo ci ha dato carta bianca”. Ora, per noi queste fino a prova contraria sono delle millanterie per incassare consulenze, così come sono millantati i rapporti con l’altro, il viceministro Rixi, fino a prova contraria, dicevamo. Poi però ci sono i fatti: Simonini, ex ad di Anas sotto il governo Conte, è stato nominato commissario per i lavori della Orte-Fano e per l’ammodernamento della statale 106 Jonica dal governo Draghi, e come aveva anticipato Pileri in una telefonata, poi è stato confermato dal governo Meloni, nonostante fosse ormai pubblica anche l’indagine, che lui fosse indagato.
Ora, non è che Simonini doveva essere spostato per questo motivo, però è un fatto che questa conferma era stata anticipata dai soci della Inver ed è anche un fatto che secondo il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Simonini non è che abbia dato tutta questa gran prova di qualità nel caso della Jonica. Ed è anche un fatto che tutti quei manager dell’Anas che cercavano sponsorizzazioni per fare carriera al gruppo Verdini si rivolgevano. Anche chi è riuscito a ricoprire dei ruoli apicali nella società Stretto di Messina che è tanto cara al progetto del ministro Salvini: il ponte.
Il sito non fornisce nessuna indicazione sui compensi dei dirigenti e la maggior parte delle sezioni compresa quella sulle consulenze risultano “in corso di aggiornamento”, una cosa ancor più grave se si pensa che quando è ripartita l’operazione ponte si è deciso di togliere il tetto agli stipendi che potranno superare i 240 mila euro annui. Pochi giorni dopo questa intervista si è scoperto che Pietro Ciucci si è aumentato il suo di stipendio, da 25 mila euro annui a 240 mila annui. I soldi sono pubblici, ma tutte le decisioni appaiono costellate da incontri riservati e palesi conflitti di interesse. Il tutto finalizzato a un solo obiettivo, correre perché il ponte è il chiodo fisso di Matteo Salvini che non perde occasione per parlarne in vista delle elezioni europee di giugno.
L’ingegner Ettore Pagani, condannato in primo grado a un anno di reclusione per turbativa d’asta negli appalti del terzo valico
Le firme in calce al progetto del ponte non ci fanno stare tranquilli. Il progetto definitivo del 2011 è firmato dall’ingegner Ettore Pagani, condannato in primo grado a un anno di reclusione per turbativa d’asta negli appalti del terzo valico. Dalle intercettazioni viene fuori che a un collaboratore che gli dice che bisogna fare approfondimenti sulla presenza di amianto Pagani risponde: “E chi se ne frega” e aggiunge che “se escono ‘ste cose ci fermano tutto, col cazzo che ci finanziano il lotto”.
Il progetto del 2011 porta la firma da parte di Eurolink, dell’ingegner Ettore Pagani che era stato indagato insieme a lei per il terzo valico lei è stato assolto e lui ha avuto una condanna per un anno, era uno che nelle intercettazioni diceva “ah, l’amianto…tanto verrà tra trent’anni la malattia”.
Il progetto firmato dall’ingegnere condannato viene poi sottoposto a un controllo tecnico che dovrebbe essere indipendente da parte di una società americana, la Parsons, di cui però abbiamo trovato traccia nei cablo di Julian Assange.
Il comitato tecnico scientifico formato da professionisti che dovrebbero essere terzi e indipendenti. Il coordinatore del comitato è il professor Prestininzi legato all’ex ministro Pietro Lunardi, il padre del ponte sullo Stretto.
L’iter del progetto prevede anche la supervisione delle tecniche progettuali da parte di un comitato tecnico scientifico formato da professionisti che dovrebbero essere terzi e indipendenti. Il coordinatore del comitato è il professor Prestininzi che però non garantirebbe terzietà visto che appare molto legato all’ex ministro Pietro Lunardi, il padre del ponte sullo Stretto. Prestininzi si reca spesso proprio nello studio di Lunardi.
Sara Muggiasca, direttrice della Galleria del Vento del politecnico di Milano dove hanno fatto le prove di aerodinamicità: dovrà valutare le prove fatte da un istituto che lei dirige
Anche su altri membri del comitato ci sono pesanti indizi di conflitto di interesse. Ne fa parte Sara Muggiasca, direttrice della Galleria del Vento del politecnico di Milano dove hanno fatto le prove di aerodinamicità: dovrà valutare le prove fatte da un istituto che lei dirige. Poi c’è l’architetto Francesco Karrer che è presidente del comitato scientifico di Federbeton, la Federazione di Confindustria che raggruppa le aziende della filiera del cemento e del calcestruzzo che qualche interesse sulla costruzione del ponte lo avranno E poi c’è il professor Mauro Dolce, che è proprietario di una società di consulenza che riceve affidamenti diretti da Rfi, la società di ferrovie che possiede quote della Stretto di Messina spa
I dati sull’inquinamento del Ponte inventati dalle infrastrutture
MATTEO SALVINI – MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI – 24/05/2023 Secondo alcuni studi universitari che sono in corso d’aggiornamento, ovviamente eviteremmo 140.000 tonnellate di emissioni di CO2 nell’aria, ossidi, idrocarburi e quant’altro.
Non esiste nessuno studio universitario che sia giunto alle conclusioni riferite dal ministro Salvini. Secondo studi indipendenti la riduzione di emissioni di CO2 non sarebbe di 140 mila tonnellate annue ma molto di meno. La fonte del dato noi l’avevamo trovata.
GIOVANNI MOLLICA – INGEGNERE EX CONSULENTE CONSORZIO EUROLINK: Gli ho dato io questa copia.
DANILO PROCACCIANTI: E quindi l’ha letto?
GIOVANNI MOLLICA – INGEGNERE EX CONSULENTE CONSORZIO EUROLINK: Sì, però il ministro non dice mai che l’ho scritto io.
Giovanni Mollica non è un ricercatore universitario esperto di inquinamento ma è un membro del Rotary Club di Messina.
Lui stesso nello studio scrive che: “le presenti note non hanno la pretesa della scientificità” anche perché i numeri dell’ingegner Mollica vengono fuori dando per certo che una volta costruito il ponte i traghetti non ci saranno più.
DANILO PROCACCIANTI: Da cittadino, però non la spaventa un po’ che un ministro citi uno studio che non è scientifico?
GIOVANNI MOLLICA – INGEGNERE EX CONSULENTE CONSORZIO EUROLINK: Ma io penso che Salvini, prima di citarlo l’abbia fatto esaminare. Io non lo so, ma se io fossi il ministro non prenderei un quilibet come sono io.
L’ingegnere Giovanni Mollica è stato consulente di Eurolink
Il ministro avrebbe dovuto fare qualche ricerca anche sull’ingegner Mollica perché a noi è bastato poco per scoprire che l’ingegnere in passato è stato consulente di Eurolink, vale a dire ha preso soldi dal consorzio che dovrà costruire il ponte.
DANILO PROCACCIANTI: Quindi diciamo gli inglesi direbbero ha fatto attività di lobbying. GIOVANNI MOLLICA – INGEGNERE EX CONSULENTE CONSORZIO EUROLINK Diciamo che ho fatto attività di lobbying può anche chiamarla così, non mi offendo.
Il lobbista era in costante contatto con l’ex sottosegretario leghista Armando Siri, già responsabile economico del partito
Lo abbiamo scoperto grazie all’archivio del consorzio internazionale di giornalismo OCCRP. Si trovano diverse mail tra i due. Il 21 agosto del 2015 per esempio Mollica scrive a Siri: “Fondamentale è la condivisione del principio di mascherare il convegno come tecnico e poi tirare fuori Salvini o chi per lui nel finale. Nascondendo l’aspetto politico posso coinvolgere Cisl e Uil”.
Erano talmente in confidenza il consulente di Eurolink e Armando Siri che nel luglio 2017 Mollica scrive per Siri addirittura un discorso: “Usa tutto a tuo piacimento” e nella successiva mail: “L’ho riscritto tentando di immedesimarmi nel ruolo che occuperai domani”.
L’ingegner Claudio Borri
L’attività di lobbying di Mollica pare non essersi fermata. Lo ritroviamo come moderatore di un convegno a Firenze alla presenza di un altro componente del comitato scientifico l’ingegner Claudio Borri. Entrambi non ci hanno accolto a braccia aperte. L’attività di lobbying dell’ingegner Mollica pare non essersi fermata perché in occasione di un convegno a Firenze alla presenza di un altro componente del comitato scientifico l’ingegner Claudio Borri, proprio Giovanni Mollica era moderatore del convegno e non ha preso bene la nostra presenza
Il consorzio che aveva vinto l’appalto si chiama Eurolink e oggi è guidato dall’impresa Webuild di Pietro Salini
Aveva vinto la gara d’appalto nel 2005 con un ribasso incredibile di quasi il 17%, Avrebbe dovuto costruire l’opera per 3 miliardi e novecento mila euro. Dopo che l’ex premier Mario Monti aveva messo una pietra tombale sul ponte, i contratti erano stati cancellati. Il consorzio aveva fatto ricorso chiedendo 700 milioni di euro di risarcimento.
La penale di 800 milioni
GIORGIO MELETTI – GIORNALISTA ECONOMICO Io le ho scritte le ho scritte sul Corriere della Sera nel 2005. Mi chiamò un importante personaggio del settore che mi disse guardi: un ribasso del 16,9% non è dato in natura, quindi lei consideri che questi signori di Impregilo potevano fare anche un ribasso del 40% tanto l’opera non si farà mai. Ma loro volevano essere sicuri di vincerla perché il loro obiettivo era di chiedere una penale di 800 milioni. Dieci anni dopo Eurolink ha fatto causa allo Stato e ha chiesto 800 milioni di euro.
MATTEO SALVINI – MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI 24-05-2023: Il ripartire con il Progetto Ponte ci metterà al riparo anche dai contenziosi miliardari che questi sì pendono da anni sulle nostre teste.
La legge di Salvini che resuscita tutti i contratti
Quello che Salvini non ha detto sul contezioso è che in primo grado il consorzio aveva perso la causa: il giudice aveva respinto in toto tutte le loro pretese. Ma lo spauracchio del contenzioso ha permesso al ministro di scrivere una legge che resuscita tutti i contratti e specifica che Eurolink rinunci al contenzioso solo quando il nuovo progetto verrà approvato. Insomma, rischio d’impresa zero.
GIUSEPPE BUSIA – PRESIDENTE AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE: Il giorno in cui si è deciso di dire: “Quel progetto è il mio e lo voglio” si è fatto un grande regalo e, diciamo, non lo dico solo io se si guardano le quotazioni in Borsa della impresa proprietaria, diciamo, gli investitori hanno capito che c’era un grande vantaggio finanziario.
La relazione del progetto nascosta da Ciucci
Per arrivare all’apertura dei cantieri nell’estate del 2024 la legge prevede un cronoprogramma ferreo. Primo termine il 30 settembre scorso; entro quella data andava presentata la relazione di aggiornamento di un progetto vecchio di 12 anni. Quella relazione poi, sempre in base alla legge, andava approvata entro 30 giorni quindi entro il 30 ottobre.
ANGELO BONELLI – DEPUTATO ALLEANZA VERDI SINISTRA: Sembra che abbiamo un segreto di Stato. Ho chiesto per ben tre volte all’amministratore delegato Ciucci di avere la relazione dell’aggiornamento al progetto che secondo Eurolink è stata consegnata il 30 settembre. Per ben tre volte Ciucci mi ha risposto che non me lo dava perché era riservato.
PIETRO CIUCCI – AMMINISTRATORE DELEGATO STRETTO DI MESSINA SPA: Certo che esiste. Esiste un progetto approvato nel 2011 che rimane valido, come è stato detto più volte. Stiamo lavorando per l’aggiornamento, è un aggiornamento articolato perché il progetto è articolato. Prossimamente porteremo il progetto, l’aggiornamento del progetto, all’approvazione del Consiglio. Questa è la situazione.
PIETRO CIUCCI – AMMINISTRATORE DELEGATO STRETTO DI MESSINA SPA: Nella fase in cui si sta analizzando un documento ovviamente il documento è per definizione riservato.
Sarà per definizione riservato come dice Pietro Ciucci, ma c’è un problema perché dopo la nostra precedente inchiesta sul Ponte, l’ingegner Claudio Borri, membro del comitato scientifico, aveva scritto al nostro conduttore Sigfrido Ranucci lamentandosi della mancanza di contraddittorio e dando una notizia a proposito della relazione di aggiornamento del Progetto definitivo. 780 pagine – scrive – che esiste corposa (contrariamente a quanto da voi affermato) e che io ho mostrato in più occasioni anche in pubblico.
Il giallo della legge che ha fatto ripartire l’Operazione Ponte
Ci sarebbe anche un altro giallo: la legge che ha fatto ripartire l’Operazione Ponte, prevedeva che Eurolink per preparare la relazione di aggiornamento entro il 30 settembre, avrebbe prima dovuto firmare un atto negoziale con la Stretto di Messina Spa. Sapete quando lo ha fatto?
ANGELO BONELLI – DEPUTATO ALLEANZA VERDI SINISTRA: La questione veramente incredibile è che l’atto negoziale è stato sottoscritto il 29 settembre del 2023. La relazione sull’aggiornamento viene presentata il giorno dopo il 30 settembre; quindi, un’operazione di aggiornamento dell’opera più imponente che non è stata mai realizzata nel mondo, leggendo gli atti sarebbe stata fatta in 24 ore.
Le prove in galleria del vento
Poter visionare l’aggiornamento del progetto non è cosa di poco conto perché parliamo di sicurezza, si tratta di un ponte sospeso mai realizzato al mondo in queste dimensioni. E poi il precedente comitato tecnico scientifico aveva prescritto un’intera pagina di approfondimenti da fare tra cui altre prove in galleria del vento.
DANILO PROCACCIANTI: Quando c’è vento lì ci potrebbero essere degli spostamenti dell’ordine di dieci metri, conferma?
MARIO DE MIRANDA – INGEGNERE: Con questi dieci metri di spostamenti sono associati anche delle oscillazioni trasversali per cui io sono un po’, diciamo, preoccupato e perplesso perché le funi si comportano un po’ come un pendolo.
DANILO PROCACCIANTI: Il precedente comitato scientifico aveva dato delle prescrizioni addirittura prima del progetto esecutivo andavano fatte altre prove.
PIETRO CIUCCI – AMMINISTRATORE DELEGATO STRETTO DI MESSINA SPA: E le faremo, le faremo.
MARIO DE MIRANDA – INGEGNERE: Ma il fatto che non siano state fatte comporta, immagino, che il progetto che verrà approvato non possa essere approvato dal Comitato Scientifico. E poi non ne abbiamo parlato, ma quando passa il treno anche in verticale si forma un, chiamiamolo in termini semplici, un avvallamento dell’impalcato.
Non è un caso se tutti i ponti sospesi più lunghi al mondo a oggi non hanno la ferrovia. La distanza tra un pilone e l’altro si chiama luce; il ponte di Messina dovrebbe avere una luce di 3300 metri, quasi il triplo di quella del ponte Storebelt in Danimarca che inizialmente doveva essere previsto per strada e ferrovia, ma quando si resero conto che la luce sarebbe stata di 1400 metri decisero di costruire un tunnel per la ferrovia.
L’ingegner De Miranda ha lavorato al progetto del ponte danese
MARIO DE MIRANDA – INGEGNERE: Hanno abbandonato l’idea di fare la ferrovia sul ponte e hanno detto lo facciamo passare nel tunnel perché 1400 metri ci sembrano troppi. Questo non vuol dire che non si possa fare in assoluto, ma vuol dire che comporta sicuramente un percorso in terreni sicuramente inesplorati.
Approvata la relazione di aggiornamento del progetto
Ora, l’ingegner Borri dopo averci invitato a Firenze per un’intervista ha declinato. Quello che però è certo è che in questa vicenda manca la trasparenza. Solo giovedì scorso, dopo essere stata “secretata”, è stata approvata la relazione di aggiornamento del progetto, ne dà notizia in una nota la società Stretto di Messina, che dice “la relazione attesta la rispondenza del Progetto Definitivo del 2011 alle prescrizioni contenute nell’approvazione del Progetto Preliminare del 2002”. Poi continua dicendo che durante il progetto esecutivo andranno fatti tutti gli aggiornamenti per adeguarlo alle nuove norme tecniche. Ma allora in questi quattro mesi cosa hanno fatto? Chiedere la relazione dell’aggiornamento non è certo un capriccio.
I parlamentari Bonelli, Fratoianni e la segretaria del Pd Elly Schlein hanno presentato un esposto alla Procura
Dopo l’inchiesta di Report i parlamentari Bonelli, Fratoianni e la segretaria del Pd Elly Schlein hanno presentato un esposto alla Procura dove chiedono di fare chiarezza in merito agli incontri che si sarebbero tenuti prima che il ministro Salvini giurasse per il governo – la sua nomina – con Salini, con Lunardi, che è il “padre” del ponte, e con i legali di WeBuild, che è la capofila del consorzio che dovrebbe costruire il ponte. Insomma, questo ponte lungo oltre 3 km ospiterà per la prima volta, oltre che il traffico automobilistico anche quello ferroviario, e questo preoccupa gli esperti indipendenti.
Perché è un ponte che potrebbe subire oscillazioni di 10 metri. Rimanendo poi sulla trasparenza, va ricordato che ogni tanto Salvini cita delle cifre sul risparmio di Co2 qualora venisse costruito il ponte, che non sono certo frutto di un lavoro scientifico, sono le considerazioni di un ex ingegnere in pensione, Mollica, che non è certo indipendente, è stato consulente del consorzio che dovrebbe costruire il ponte, e poi ha peccato di trasparenza nelle mai che ha inviato a Siri, dove si offriva di mascherare la questione tecnica con quella politica e viceversa, pur di veicolare l’esigenza di fare il ponte.
Poi c’è il vecchio ingegnere del primo progetto,
quello del 2011, che è stato condannato a un anno per turbativa d’asta. Insomma, l’abbiamo ascoltato nelle intercettazioni dimostrare disprezzo per la salute pubblica, per quello che riguarda l’amianto. E poi c’è un comitato scientifico che presieduto dal professor Prestininzi: dovrebbe essere terzo ma anche lui abbiamo scoperto essere amico di famiglia di Lunardi.
La società Parsons
Infine c’è la società Parsons, che da quello che è emerso dai leaks di Assange è stata addirittura sponsorizzata da Kissinger illo tempore. Ecco, quell’Assange che proprio in settimana dovrà essere giudicato dalla Corte Suprema di Londra e dovrà decidere se accettare la rogatoria e spedirlo negli Stati Uniti dove rischia 175 anni di carcere per aver violato la legge sullo spionaggio. Ecco, però qui il problema, tornando al punto, è quello di mettere d’accordo Salvini con Salvini.
La reazione dei sindaci delle città dello Stretto Villa San Giovanni e Messina
DANILO PROCACCIANTI FUORI CAMPO Nella fretta di voler far ripartire l’operazione Ponte il ministro Salvini si era dimenticato di avvertire i sindaci delle due città che verranno stravolte dai lavori, Messina e Villa San Giovanni.
GIUSY CAMINITI – SINDACO VILLA SAN GIOVANNI (RC): Ci ha lasciato molto perplessi la modalità con la quale questa città questo ente ha appreso della ripartenza dell’idea ponte e cioè con l’agenzia Ansa con cui il ministro Salvini ha detto riparte il cantiere del ponte.
CARMELO BRIGUGLIO – AVVOCATO AMMINISTRATIVISTA: C’era un procedimento nel duemila tre, venti anni fa, che era sicuramente più garantista di quello di oggi. Era previsto che la Regione Siciliana potesse chiedere al Comune di Messina un parere non vincolante, va bene, sul ponte. Oggi non c’è niente di tutto questo.
DANILO PROCACCIANTI: Cioè non si chiede nulla al territorio.
CARMELO BRIGUGLIO – AVVOCATO AMMINISTRATIVISTA: Al Comune non si chiede una cippa.
DANILO PROCACCIANTI: Qualcuno l’ha chiamata, l’ha avvertita ha detto Sindaco, lei che ne pensa?
FEDERICO BASILE – SINDACO DI MESSINA: Devo dirle di no. È chiaro che il ponte sullo Stretto di Messina vede la città invasa tra virgolette. Siamo una città che dopo dieci anni si è sviluppata senza l’idea del ponte. Abbiamo ottenuto finanziamenti, magari in aree che saranno interessate dal ponte. Allora io con quella programmazione ora che ci debbo fare?
I quartieri da abbattere 280 mila metri quadrati
DANILO PROCACCIANTI FUORI CAMPO Eppure, a Messina, un intero quartiere verrà raso al suolo per fare posto a uno dei piloni del ponte senza che nessuno ad oggi abbia comunicato nulla ai proprietari delle case.
DANIELE IALACQUA – ASSESSORE ALL’AMBIENTE COMUNE DI MESSINA 2013 – 2018: Sì, questo è il cantiere principale è 280mila metri quadrati, equivalenti a una trentina di campi di calcio messi uno accanto all’altro, in giallo come vedete sono tutti gli edifici che verranno abbattuti sono edifici di abitazioni di attività produttive. Mentre gli altri colori tutte le aree di esproprio e sono terreni orti proprietà varie e di gente che abita qua da decenni e decenni.
DANILO PROCACCIANTI: Parliamo di che numeri, di quanti cittadini dovranno lasciare le loro case?
DANIELE IALACQUA – ASSESSORE ALL’AMBIENTE COMUNE DI MESSINA 2013 – 2018: Ecco pensate che le pagine del documento che riguarda gli espropri e le servitù per Messina sono 1040 pagine quindi gli espropriati o chi è sotto servitù non sono le poche centinaia di cui si parla, ma sono migliaia di persone.
I costi presunti del ponte sono triplicati in quasi venti anni
L’appalto viene vinto a 3 miliardi e 900 mila euro nel 2005, nel 2009 si arriva a 6 miliardi e 300 mila euro, nel 2011 siamo a 8 miliardi e mezzo circa. Oggi nella legge di bilancio sono previsti 11 miliardi e 600 mila euro, ma nel documento di economia e finanza si parla di 14 miliardi e seicentomila euro.
ANGELO BONELLI – DEPUTATO ALLEANZA VERDI SINISTRA: Oggi con questo decreto, chi aveva vinto la gara prima per 3,9 miliardi di euro, adesso si ritrova ad avere un quantum di 14,5 miliardi di euro. Ma la direttiva europea prevede che non puoi aumentarla più del 50% e quindi c’è un problema molto serio.
DANILO PROCACCIANTI FUORI CAMPO: Il problema è che i costi del ponte, visto che non si è rifatta la gara, non dovrebbero superare del 50% quelli dell’appalto originario perché altrimenti la gara andrebbe annullata per infrazione delle leggi comunitarie.
CARMELO BRIGUGLIO – AVVOCATO AMMINISTRATIVISTA: Quanto costa sto ponte? 11 e sei? Ma perché non 13 e mezzo? Perché non quindici? Undici e sei. Lo leggeremo quando finalmente qualcuno si degnerà di rendere pubblico i documenti che avrebbero dovuto essere pubblici fin dal 30 settembre. Io ho fiducia nei tribunali. Io ho fiducia nella Corte Costituzionale che cosa vuole che abbia fiducia in Salvini e compagnia?
L’impatto ambientale del ponte e sulla biodiversità
Il ponte avrebbe anche alto impatto ambientale, soprattutto a Messina, dove ci sono i Laghi di Ganzirri e di Faro, due ecosistemi caratterizzati da alti livelli di biodiversità. Uno dei sistemi lagunari più interessanti d’Italia dal punto di vista scientifico tanto da essere tutelato da un vincolo naturalistico e paesaggistico. Proprio in mezzo ai due laghi dovrebbero sorgere i piloni di un viadotto di collegamento al ponte.
GIULIANA FIERTLER – MOVIMENTO NO PONTE CAPO PELORO: Tra l’altro c’è il rischio che le escavazioni per le fondazioni vadano a intercettare le falde che alimentano i due laghi perché questi sono dei laghi di acqua salmastra, cioè unione di acqua dolce da faglia e di acqua dal mare. Quindi qui si verrebbe a creare un disastro dal punto di vista ecologico ambientale.
DANILO PROCACCIANTI: Queste, ricordiamo, sono zone di protezione speciale, che significa?
GIULIANA FIERTLER – MOVIMENTO NO PONTE CAPO PELORO: Che qui praticamente non si possono apportare modifiche al territorio, né fare escavazioni né eliminare alberi, noi abbiamo una tutta una normativa pure sul tipo di infissi che dobbiamo mettere il colore delle tegole che possiamo usare.
DANILO PROCACCIANTI FUORI CAMPO: Non si può cambiare il colore delle tegole o degli infissi ma si potranno costruire i piloni di un viadotto. Vedremo, perché il progetto del ponte dovrà ottenere la valutazione di impatto ambientale.
DANILO PROCACCIANTI Il progetto del 2011 a un certo punto si fermò anche per la valutazione di impatto ambientale. Ci furono delle prescrizioni forti.
ANTHONY BARBAGALLO – DEPUTATO PARTITO DEMOCRATICO: La valutazione ambientale sul vecchio progetto del 2011 non è stata mai completata e attorno alla valutazione di compatibilità ambientale ci saranno tanti e tanti interessi che si sovrappongono, interessi ambientali ma anche tanti interessi economici.
Il conflitto di competenze di Massimilano Atelli
Il coordinatore della commissione che dovrà dare la valutazione di impatto ambientale del ponte è Massimiliano Atelli, che è anche capo di gabinetto dell’attuale ministro dello sport.
DANILO PROCACCIANTI FUORI CAMPO Il fatto è che anche in questo caso saremo di fronte a un enorme conflitto d’interessi perché il coordinatore della commissione che dovrà dare la valutazione di impatto ambientale del ponte è Massimiliano Atelli, che è anche capo di gabinetto dell’attuale ministro dello sport.
ANTHONY BARBAGALLO – DEPUTATO PARTITO DEMOCRATICO: Che di mattina lavora per il governo e se di pomeriggio si riunisce la Commissione Via-Vas dovrebbe togliersi la veste di rappresentante e di persona vicina al Governo per vestirsi di assoluta imparzialità nel nell’esprimere un parere delicatissimo come nel caso del ponte.
Le offese sessiste della Lega
DANILO PROCACCIANTI FUORI CAMPO: Per aver posto la questione ambientale e aver chiesto di poter vedere il progetto definitivo sul ponte la senatrice del M5s Barbara Floridia è stata vittima di un post sessista comparso sulla pagina Facebook del senatore leghista e relatore della legge sul ponte, Nino Germanà. Con pesanti allusioni: c’era scritto “Ce lo fate vedere! Tiratelo Fuori! Il progetto immagino”.
Di evidente c’è solo la fretta di aprire i cantieri in prossimità delle elezioni. Ora, non vogliamo che ci vadano, in quei condomini le trivelle a bucare un’altra volta, come ai tempi di Berlusconi, e poi lascino il buco lì in attesa della prossima tornata elettorale. Magari quando il costo del ponte sarà anche lievitato ulteriormente. Il vecchio, quello del 2005 di progetto era stato appaltato a 3 miliardi e 900 milioni.
Ora nel Def il governo ha previsto un costo di 14 miliardi di euro per il ponte. In base a quali elementi? Non sappiamo, perché qui c’è una società di proprietà pubblica, la Stretto di Messina, ma che è di diritto privato, che dialoga con un privato. Poi alla fine se lo vorranno ci comunicheranno i costi, denaro pubblico. Il problema è che il governo al momento ha destinato 11,6 miliardi solo per la costruzione del ponte. E le altre opere? Insomma, non è un bene.
La Corte dei Conti sulla legge di bilancio
Questo non lo diciamo noi, lo dice la Corte dei Conti, che dice: “La legge di bilancio del governo Meloni è sbilanciata negli investimenti, punta tutto sul ponte e non su investimenti di portata generale”. Insomma, il ministro Salvini continua a ripetere che in estate si apriranno i cantieri, bisognerà vedere visto che ci sono gli espropri da fare, anche la valutazione di impatto ambientale. Forse conta sull’aiuto di Massimiliano Atelli, che è il capo di gabinetto del ministro dello Sport, ma anche il capo, il coordinatore della commissione che dovrà valutare sull’impatto ambientale. Insomma, di giorno indossa i panni del governo, il pomeriggio quelli della commissione che deve valutare le opere del governo. Più che un conflitto di interesse sembra una coincidenza di interessi.
Dopo questo lungo racconto, vi lascio riflettere e comprendere
come in questo momento storico la nostra Repubblica sia fortemente attaccata dall’ostruzionismo del potere. Non si parla più di un governo che non segue un idea affine alla nostra ideologia di sinistra o di destra, ma si tratta di gente, improvvisata, che da anni persegue l’idea di voler distruggere la Repubblica.
L’attacco alla:
Costituzione – Ai poteri dello Stato – Alla magistratura – Alla giustizia – All’istruzione con l’attacco all’università appena insediato il potere – Alla sanità – Alla famiglia qualunque essa sia come scelta individuale – Il secessionismo con l’autonimai differenziata che divide l’Italia – I porti chiusi e la politica migratoria che usa il razzismo con l’accordo in albani di aprire i centri profughi come lager moderni –
Le politiche di oppressione al:
Diritto allo sciopero – A manifestare – La persecuzione agli attivisti per il clima
L’attacco all’Unione Europea con partiti estremisti – L’appoggio a Putin da parte di Salvini nel caso Navalny, il giovane oppositore del dittatore Putin morto per reprimere la libertà –
Sono tutti momenti di una storia che dobbiamo difendere, la nostra storia fatta di partigiani che per risposta trova le manifestazioni naziste appoggiate da questo governo!
Non possiamo sopportare che seduto sulla poltrona della seconda carica dello Stato ci sia una persona che inneggia uno sterminatore di razza Mussolini
Difenderci e difendere la nostra Repubblica vuol dire amare la nostra patria e rispettare il tricolore.
Alle infrastrutture come scrivo da diverso tempo: Icaro la discesa è iniziata
A presto