Nicola Gratteri “Non chiamateli eroi”
Nicola Gratteri “Non chiamateli eroi”
Le mafie sono tra di noi, man mano che noi avanziamo loro avanzano si mimetizzano perfettamente in base ai nostri usi, consumi e costumi.
Le mafie non sono una struttura statica, le mafie cambiano e mutano, ci somigliano sempre più, sono come noi, sono uguale a noi, mangiano come noi, vestono come noi, parlano come noi, il discrimine è solo che vivono con atteggiamenti e comportamenti mafiosi e noi no.
Però loro per vivere, per esistere, hanno bisogno del nostro consenso, altrimenti non esisterebbero, se noi non interagissimo con i mafiosi, le mafie non esisterebbero e si potrebbero definire criminalità organizzata, criminalità comune, ndranghestarismo, si definiscono mafie proprio perché interagiscono con noi ma questo concetto, esiste sin da prima
Nicola Gratteri, durante la presentazione del libro “Non chiamateli eroi”, scritto con Antonio Nicaso, presso la manifestazione dedicata a Vibo Valentia nominata Capitale Italiana del libro 2021
“Pronto? “
“Buongiorno, la segreteria del partito “vota che mangio”, le chiediamo di rispondere a un semplice questionario e ricordarsi che, le elezioni del giorno, tal dei tali, avranno come candidato l’onorevole” stella stellina di natale “, confidiamo nella sua fiducia“.
Chiudi il telefono e domandi a te stesso:
Chi ha dato il mio numero di telefono a questa gente?
E poi ti parli da solo o sola. Ragionamento, confidate, confidate, se non mi date nulla in cambio a voglia di confidare!
“Pronto? ”,
“Salve signor tal dei tali, saremmo lieti oggi di farvi visita, siete disponibile? ”,
” Certo venite pure!”
E cosi, allora X del giorno X, prepari il caffè a casa, e mentre suona il citofono e il cuore salta in gola perché sai che non è il postino e sai che non è la signora del piano terra, dentro te una strana sensazione di sudditanza predomina l’animo.
Apri, entrano, si accomodano, bevono il caffè. Sul tavolo appoggiano delle carte, le guardi, le prendi in mano, uno è il fac simile della scheda elettorale con il nome del candidato prescelto e l’altro è il cosiddetto “santino”, che ha l’immagine del prescelto e il simbolo del partito.
Naturalmente non mancano i salamelecchi per la bravura del candidato e per le cose che vorrà fare e per i posti di lavoro di cui uno è destinato sicuramente alla tua famiglia.
E tu sapendo che la vita ti ha dato la possibilità di appartenere alla classe del popolo suddita e sapendo quanto devi sudare per poter far felice la tua famiglia, metti in chiaro che dai il tuo benestare, ma che in cambio vuoi qualcosa che lo Stato per diritto costituzionale ti avrebbe dovuto dare, vivere dignitosamente, con gli stessi diritti di chi in quel momento sta raccogliendo voti e continua a mangiare su di te.
Non puoi ribellarti a questo sistema perché sei soggiogato mentalmente dal fatto che non vuoi guerre, perché in molti la guerra l’hanno toccata durante il periodo del dopoguerra e la raccontano tutt’oggi. E poi c’è la cultura che ti ha accompagnato fino un certo punto e hai dovuto lavorare a giornata per campare. E al potere lo sanno e su di questo giocano, su un semplice fattore psicologico chiamata Dominanza!
Perché ricorda, non solo Mussolini e Hitler soccombevano il popolo, ma oggi lo fanno in Russia, in Cina, in Corea, in Brasile, in Argentina, e in Italia.
Se ne vanno, quelli di prima che son venuti a prendere il caffè, e chiusa la porta, tu pensi che tutto sia finito.
E invece no, è da quel momento che inizia tutto! Perché sei sceso a compromessi.
E’ il gioco del conteggio.
Quindi tu vai a votare e ti ritrovi le stesse facce che hanno preso il caffè a casa tua, posizionate davanti al seggio, sia che sia mattina che sia sera.
Io da piccola prendevo la mia bicicletta, curiosa di capire come venivano gestite queste specie di cose che chiamano ancora oggi votazioni, erano la causa per settimane intere di continui litigi in televisione, era la causa dei tanti palchi e delle migliaia di persone che si radunavano per veder un tizio che predicava stile Messia, solo che nostro signore ha portato la fede nel mondo cambiandolo, portando una vera rivoluzione, questi invece prendono ai poveri per arricchirsi, creando il caos.
Era la causa della chiusura della scuola, perché per il popolo votante, il governo, non ha mai creato strutture al fine di un contesto costituzionale, ci ammassano come pecore, eppure in Italia ci sono centinaia di infrastrutture abbandonate destinate all’utilizzo della pubblica amministrazione, incompiute, che potrebbero essere utilizzate, ma il fine politico è, arrivare alla sedia più alta.
La costituzione vuole che, gli eletti rappresentanti del popolo, vengano votati dal gregge, quindi ci massificano nelle scuole, unico luogo di distinzione sociale tra ricchi e poveri!
Già la scuola, quella che si apre e si chiude secondo l’obiettivo politico scelto, quella che si lascia in stato di abbandono e si specula su di essa attraverso il precariato delle supplenze, quella in cui sono cresciuta e ho visto cambiare, non certo favorendo gli insegnanti, ma speculare su di essi.
La scuola, quella dove cresce la cultura del pensiero, ma che ci impongono di viverla stancandoci per non proseguire, e se prosegui hai sempre la stessa visione di non potercela fare perché intorno esiste il precariato e non puoi permetterti di studiare, Intorno? Dipende da dove risiedi. Nel sud Italia emigrano tutti, perché il sud serve come luogo di colonizzazione al baratto politico del nord! Serve a mangiarsi i gelati, bere l’amaro, parlare di piccante e dirci quanto siamo terroni!
Ne è la prova oggi, in questa rinascita sociale, così la chiamano solo per forviare la testa dei cittadini, rinascita garantita solo in alcune parti della nazione!
Qui al sud abbiamo un controllore che si chiama ministero del sud e della coesione territoriale, che continua a chiamarci “questione meridionale”, e che con il guarda sigilli ha portato il messaggio che nei distretti giudiziari servono i controllori del bon ton! Praticamente entrano nei distretti giudiziari in cui si fanno il mazzo e rischiano la vita e dicono: “ Salve sono venuto a insegnarti a dire Buongiorno”. Fossi io risponderei: “posso anche farti la riverenza se vieni tu a rompere le palle nel mio lavoro?”. Risulterei antipatica, ma sai che c’è, non sono mai stata simpatica!
C’è da rispondere una cosa molto semplice a questa gente seduta in poltrona, se la giustizia non segue voi, perché è compromesso a voi stessi in funzione di ciò che avete scelto, lasciate in pace chi della giustizia ne ha fatto ragione di vita.
E se non avete modo di accomodarci perché i tanti processi e gli imbrogli che fate non vi scagionano con le leggi che ci sono, non vi tormentate, continuate a girovagare per santuari, magari vi faranno il miracolo.
Lasciate stare le fondamenta del sistema giudiziario per riverenza, perché quando un carcerato ha ammazzato non ha fatto un utile alla collettività e deve essere condannato alla pena massima, se non vi piace, fate così, entrate in un set cinematografico e fate finta di essere in un film in cui qualcuno vi vuole ammazzare, prima però uccide le persone a voi care, ecco mettetevi nei panni di questa persona e poi discutiamo su ergastolo e indulto.
Ciò che non si comprende è l’offesa alla collettività, che il Cedu parli dei diritti nelle carceri è legittimo, ma se rubi la torta a nonna Pina sempre un ladro sei e come tale vai punito.
Intanto i lavoratori del mondo della giustizia continua a essere trattati come avanzo di precariato sbattuti tra uffici e mai designati nei tribunali.
Una realtà che fa comodo allo stato perché il potere della magistratura è bene gestirlo in mezzo alle correnti a colpi di leggi, non è un caso che tra gli anni 80/90 si è legiferato a beneficio di chi dirigeva il paese per scansare processi!
Quindi per tornare alle votazioni, aspettavo e guardavo quelli che erano sempre fissi lì, tra il cancello della scuola, dove si votava e il bar di fronte, e mi domandavo come avrebbero potuto capire chi votava per loro e chi no!
Non era difficile!
Contavano tutti quelli che conoscevano e da cui erano andati, e la quadra doveva tornare.
Tutto questo sistema parte dal sud Italia, da qui si dà vita al malaffare per seguire il progetto di espansione al nord! Al nord non si verifica perché è ben nascosto dai tanti messaggeri in cravatta che tra treni e aerei portano le buone nuove.
Non è da molto che è ripartita la saga alla volta della conquista dei calabresi con le elezioni e non è da molto che abbiamo assistito al bacia mano dei signorotti politici! Non è da molto che qualcuno vi ha detto stabilizzeremo i vostri contratti e oggi siete fuori a manifestare per promesse non vere!
Quindi, quando in un territorio così ambito da certa classe, arriva gente come il Magistrato Gratteri, che da sempre lotta per la sua terra, risulta essere estremamente fastidioso soprattutto quando risveglia gli animi.
Perché ricordate che siamo massacrati da un tipo di informazione monopolizzata dalla politica, che canta e suona un fuori dal coro stonato!
E’ quell’informazione dei: raduna tutti sotto i miei riflettori di cui ho il controllo e gestisci la mente dei cittadini, con un surplus, la dominanza del pensiero, la manipolazione e il lucro dello spettacolo.
Questa gente sulla debolezza del cittadino e sul bisogno di esso, specula, e un giorno ti dirà, io ti ho aiutato a darti casa, a far vedere tuo figlio, a parlare del tuo problema, a risolverti l’enigma di come darti soldi, in cambio da te vorrò sempre qualcosa e tu continuerai ad essere suddito di chi su di te continua a speculare!
Quindi la mafia non è solo l’illegalità del mafioso, ma è anche il comportamento che sembra lecito, e che crea la mafia, attraverso lo scambio di favori.
Ecco perché, gente come Gratteri, nel palazzo, non lo vogliono!
Ecco perchè la giustizia in mano di Gratteri e un gran No! Bisognerebbe far scegliere al popolo! Bisognerebbe che il popolo scegliesse i suoi ministri, ma in uno Stato equo! Qui in Italia non si può, in Calabria si dice, ci sono troppi accattaturi e vindituri.
Quindi dopo questa breve introduzione che vi vedrà protagonisti in questi mesi nelle zone in cui si voterà, vi invito a denunciare chi pone pressione, e chi vi fa promesse, perché se iniziamo, allora continuiamo, altrimenti ci seppelliscono ancora una volta nel baratro della dimenticanza.
Esempio del momento, il contentino dei soldi dell’Europa, alla Calabria spetterà una briciola e questa briciola è gestita dalla regione, e gli enti locali, quindi se io voto un soggetto pulito ottengo pulizia, ma se voto chi nel passato ha sempre gestito merda, in quella resto!
Riflettiamo, Concorso Sud, indetto dal Ministero della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, per assumere 2800 tecnici presso le amministrazioni del Mezzogiorno, mancata partecipazione del 65% dei candidati ammessi, il ministero è costretto a convocare altri 70 mila candidati, che avevano presentato la richiesta di partecipazione. Un messaggio forte e chiaro del popolo lavoratore istruito, di non volere essere bistrattato ma tutelato da giuste regole e con certezza di contratto.
Lo stesso vale per gli impieghi per tre anni nelle pubbliche amministrazioni previste dal Recovery Plan. Vi faccio notare come ci sia una forma indiretta di monarchia, il popolo va a votare e nomina un rappresentante, quando costui va a lavorare non è inserito nel precariato, ma il popolo lo paga lautamente, con vitalizio compreso. Abbiamo tutti gli stessi diritti per costituzione e per diritto di Repubblica, ma in realtà non è così. La nobiltà ha il privilegio, la sudditanza la dominanza. Loro lavorano, tu fai il precario.
Poi ce la minaccia, non dovete dare niente di assistenzialismo, la frase fatta da parte di certi partiti che sproloquiano contro il popolo, ma non per arguire un alternativa agli ammortizzatori sociali, non vi spaventate non hanno idee certe da essere prese in considerazione, le chiamano proposte. Certo i soldi che risparmiano sugli ammortizzatori sociali vanno a finire nelle casse dello stato e serviranno a speculazioni di altro genere, tipo in questi anni i soldi dei cittadini sono serviti, in ville, macchine, aziende, agi, e tanto altro. Ma non a investire in cultura, formazione, inserimento al lavoro, migliorare i pubblici servizi. No, tutto questo richiedeva troppo lavoro!
Lottano per ridurre le tasse alle aziende, per far in modo che ci siano assunzioni, poi se vi assumono per 400 euro e lavorate 12 ore come schiavi, allo stato interessa il versamento dei contributi, la produttività della azienda, il capitale che gira e che va a finire tra banche e borsa, più produce l’impresa, più lo stato guadagna e in più il lavoratore ha il contentino in quel baratro di esistenza con cui ogni tanto vi fate una vacanza, ogni tanto vi comprate una casa, ogni tanto vi cambiate la macchina! Provate e proviamo noi classe operaia a fermare la produttività e vedrete come finisce il gioco della sudditanza! Ma al sud industrie molto poche! Chissà perchè?
Ora chiusa questa breve ma intesa riflessione su ciò che viviamo, porgo i complimenti per la bellissima iniziativa adottata dall’amministrazione comunale di Vibo Valentia che inserirà nelle scuole il testo “Non chiamateli eroi”. Ancora una partecipazione attiva del sindaco Maria Limardo verso la sua cittadina. In tanti amministratori comunali dovreste prendere esempio dalla forza e tenacia di questo sindaco!
Ora riflettiamo su quanto detto dal Procuratore Gratteri durante la presentazione del libro “Non chiamateli eroi”.
“Esempi di persone normali che hanno perso la vita per un idea per un principio per un valore, ma persone normali.
Falcone diceva non chiamatemi eroe,
non consideratemi inavvicinabile, irraggiungibile perché nella irraggiungibilità di un target, di un livello, può esserci la rassegnazione, a non arrivare mai a quel target.
Abbiamo cercato di umanizzare la vita di queste persone, anche perché alcuni di questi non si sono resi conto che stavano per morire, che stavano per essere uccisi, altri se ne sono resi conto, come esempio,
Borsellino
sapeva perfettamente un mese prima che sarebbe stato ammazzato, quindi una morte prevedibile, un morte forse evitabile, un morte che è accaduta, che è avvenuta. Malgrado la percezione, la consapevolezza che era un conto alla rovescia la data della sa morte, lui ha continuato a lavorare ad operare e ripeteva ogni giorno come un disco rotto che, aveva fretta, che doveva far presto, che c’era tanto da fare, che c’era poco tempo, perché sentiva la morte avvicinarsi.
Forse noi e in questo noi metteteci tutte le persone che volete, potevamo evitare quella morte, non abbiamo fatto tutto quello che avremmo potuto fare, per evitare la morte di Borsellino, forse la morte di Falcone è stata imprevista, non prevedibile ormai si pensava a Falcone semi in pensione quando in realtà nel momento in cui non ha fatto più il giudice, non ha fatto più il Pubblico ministero, stava facendo un pezzo di modifiche, di riforme che ci sono servite e che ci servono ancora e che noi stiamo utilizzando e qualcuno sta cercano di smontare.
Io da questo punto di vista in questo periodo sto pensando male sono arrabbiato, si stanno facendo ragionamenti un po’ strani e si sta discutendo di cose che Riina con le sue bombe non è riuscito a fare, Riina con le sue bombe non è riuscito a fare discussione su certi temi, su certe riforme, oggi vedo che con pacatezza quasi con distacco si sta parlando di certe
riforme come per esempio l’ergastolo
E questo mi preoccupa un poco. Ho visto molti ben pensanti che si sono scandalizzati che Brusca dopo 25 anni di carcere è libero, è un collaboratore di giustizia, punto e a capo,
nessuno ha aggiunto che se dovessero passare certe riforme, anche persone che non hanno detto nemmeno un quarto della messa, non tre quarti della messa, che hanno detto:”no io non collaboro”, potrebbero uscire, senza nemmeno aver ammesso un reato. Da questo punto di vista stiamo galleggiando nell’ipocrisia.
In questo momento di grande impegno nel contrasto al Covid, tre quarti di telegiornali impegnati a veder se siamo col segno più o col segno meno, questa fisarmonica di contagi, questi contagi a macchia di leopardo. Ormai da un anno e mezzo parliamo di covid, abbiamo conosciuto tutti i virologi di tutte le università d’Italia.
Nel mentre si parla di covid si sta facendo, discutendo, scrivendo bozze ragionamenti, studi, sulle modifiche da apportare a ciò che ci ha detto la corte costituzionale, a ciò che ogni sei mesi ci dice, la cedu (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali), ci parla delle carceri sovraffollate, ci parla della inumanità delle carceri italiane.
Ma io ho sentito che, come soluzione del problema, non smentite da nessuno, che con i soldi del recovery plan, si devono ristrutturare la carceri esistenti, e se c’è un problema di sovraffollamento, lo si deve risolvere con le misure alternative al carcere; non mi pare questa una grande novità della politica italiana degli ultimi 60 anni, a me pare, un discorso di quelli, a volte ritornano, e quindi io direi di stare attenti, direi che non bisogna stare zitti, che bisogna gridare contestare, ciascuno nel proprio ruolo, ma non accettare in modo supino quello che si sta progettando.
Per la provincia di Vibo, delle 4 provincie, è quella che più ha avuto risposte dalle istituzioni, delle quattro provincie è quella che ha la più alta densità mafiosa, però è quella cha ha avuto più indagini d parte della procura distrettuale antimafia
La collusione con la ndrangheta
sappiamo che le mafie votano e fanno votare sappiamo che molte volte si contrabbanda la collusione con l’ignoranza e anche questo riconoscimento importante come capitale del libro è un fatto importante non solo per Vibo, ma per tutta la Calabria, è un segno di attenzione sia perché a Vibo da sempre c’è stata questa attenzione alla lettura.
E’ una cosa bella per la Calabria non è la solita cantilena che ci fanno al nord, voi avete visto che sono stato feroce quando si sono permessi, quando
hanno formato una commissione per spiegarci le buone prassi,
non mi sono arrabbiato sono stato feroce, non si devono permettere nemmeno nel subconscio, di pensare che devono spiegarci, come si organizza un ufficio, come si fanno le indagini, come si fa, ad essere, loro dicono, performanti, noi lo dimostriamo con i fatti che siamo performanti, siamo stati l’unico distretto col segno positivo, distretto vuol dire sommando il lavoro di tutti i tribunali e di tutte le procure del distretto di Catanzaro delle quattro provincie, noi abbiamo prodotto più degli altri distretti più famosi, più blasonati, noi abbiamo lavorato di più, noi abbiamo prodotto di più, non è Gratteri attenzione, è tutto il distretto, se tutti i procuratori del distretto e i presidenti del tribunale sono riusciti a organizzare in pieno covid un ufficio a fare udienze, a fare indagini e con la polizia giudiziaria che non si è fermata un attimo, vuol dire che qualcosa sappiamo fare e se altri hanno avuto il segno negativo come fanno a noi a spiegarci le buone prassi, in base a che cosa chi ha deciso questo?
Io sono stato programmato per essere scostumato, mentre parlo so perfettamente di danneggiarmi, se io parlassi di meno farei più carriera, se io parlassi di meno andrei più avanti, ma non mi interessa, il piacere di dire e di guardare negli occhi le persone e di dire esattamente come stanno le cose, il non permettersi di prenderci in giro come qualcuno che viene qui con la mentalità del colonizzatore, a dettare la linea, non glielo consentiamo a nessuno perché noi non abbiamo bisogno di questo.
Quando qualcuno mi dice, procuratore lei cosa vuole per la Calabria? Io voglio le stesse infrastrutture che ci sono in Lombardia e in veneto, non mi serve altro, al resto ci pensiamo noi, non abbiamo bisogno di altro (applausi dalla platea in ascolto)
Però detto questo noi dobbiamo fare di più,
piccoli passi si sono fatti, sento che c’è un po’ più di consapevolezza, che forse ce la possiamo fare ad usciere da questo tunnel, però mi aspetto di più, dovete prendere più posizione nella piazza, occupare di più gli spazi, perché diceva il sindaco diceva il sottosegretario non ci sono alibi per nessuno, non esiste in Italia un territorio dove sono state fatte tante indagini, rispetto al numero degli abitanti o rispetto ai metri quadri di un territorio, quindi il territorio è stato lavorato, arato, impegnatevi voi anche di più nel sociale impegnatevi in politica, prendete posizione non lasciate gli spazi non solo alla ndrangheta, ma anche ai soliti faccendieri, ma anche alle solite facce che vengono a trovarvi nel periodo elettorale e vi promettono che sistemeranno vostro figlio, allora per quelli non votate perché vi stanno prendendo in giro
Insegnanti
Gli insegnati sono i peggio pagati dopo i greci vengono visti in una società consumistica perché i governi che sono succeduti non hanno voluto investire nell’istruzione, perché un popolo ignorante che ride alle barzellette è più malleabile rispetto a un popolo istruito. Sono delle scelte politiche che vengono fatte nel corso degli ultimi 40 anni, dove gli insegnati negli ultimi decenni sono stati sempre più poveri, il potere d’acquisto degli stipendi degli insegnanti è diminuito sempre più. Il fattore economico è importante in una società consumistica, dove il giovane vede l’insegnante uno sfigato, il nuovo povero, poi vede davanti al bar il cafone con il suv da 80 mila euro con la collana firmato dalla testa ai piedi e luccicante come un carretto siciliano. Ma certo lo stato non provvede non intende investire in istruzione perché ogni anno si sente ciclicamente – assunti 60 mila insegnati – sono quelli che vanno in pensione e ogni anno, sono sempre gli stessi che vengono propinati come una novità assoluta, non è così. Gli enti locali possono destinare un parte dei pochi soldi che hanno li possono destinare di pomeriggio a fare doposcuola a fare degli incontri che hanno anche dei costi, nominare altri insegnanti di pomeriggio per guidare i ragazzi, sono delle scelte che le pubbliche amministrazioni locali possono fare, se spendere i soldi per la sagra della melanzana o spendere i soldi per dare ai ragazzi la possibilità di pomeriggio di incontrarsi di discutere, di vedere un film, di leggere assieme un libro, nominare degli insegnanti. Ci sono tanti specializzati in psicologia e in pedagogia che sono disoccupati e che devono andare da Roma in su per incominciare a fare un po’ di supplenze, li potremmo utilizzare per fare queste cose, sono scelte politiche che vengono fatte.
Il Procuratore chiude la sua oratoria lasciando la platea non con incertezza, ma rafforzando l’idea di contribuire ognuno nel proprio ruolo a lottare per una società civile, onesta, equa, giusta, volta a progredire non a regredire.
A presto!
Gratteri smantella il “Basso Profilo” della politica italiana