Il voto: cosa nostra la ndrangheta il ponte sullo stretto
Il voto: cosa nostra la ndrangheta il ponte sullo stretto
Foto sito CSM
Siamo ad un passo dal voto. Quel voto deve essere parte di una coscienza sociale che ci deve accompagnare sempre.
La storia è l’unico mezzo per comprendere cosa e chi ci ha accompagnati durante il nostro cammino. L’Italia del sud è sempre manovrata dal potere centrale. Lo scopo è trovare un luogo in cui espandere il potere alternativo corrotto, questo luogo deve avere requisiti essenziali: l’ignoranza, l’arretratezza economica. Con questi presupposti fondamentali non deve mancare il dialogo con Roma, da lì partono i soldi per giustificare movimenti finanziari che riguardano opere interminabili o incompiute.
Faccio tornare indietro nel tempo, magari fanno finta di non sapere, tutta quella politica che, in questi anni, ha fatto propaganda elettorale e spreco di mezzi dello Stato per sostenere la battaglia di un Ponte voluto dalle due sponde luride:la Mafia e la Ndrangheta
Mi chiedo, sapendo tutto ciò che è stato, come si fa a volere un opera che ramifica criminalità?
Le istituzioni dovrebbero essere l’emblema della legalità e abbandonare o combattere ciò che rende succube il territorio della paura delle mafie. La stessa mia riflessione, mi porta ad interpretare il mio costante pensiero: chi non vive nella propria terra non sa. Chi viene da una terra diversa e sa che della sua può farne opportunità, sfrutta i territori, ramificando malcontento e arretratezza!
Votiamo, cercando di non dimenticare gli anni in cui il ponte sullo stretto era il punto di riferimento dello spreco di risorse pubbliche, La storia darà luce in seguito agli innumerevoli illeciti per scambio di voti. Ancora oggi in Calabria le alte cariche che la governano portano in essere la questione Ponte sullo stretto dimenticando cosa c’è dietro la costruzione dello stesso.
La storia di un ponte
Gratteri: “Dopo la prima guerra di mafia nasce la “Santa”, è lo spartiacque tra la vecchia e la nuova ndrangheta. La “Santa consente la doppia affiliazione, far parte della ndrangheta e della massoneria deviata, quindi vuol dire avere contatti con i quadre della pubblica amministrazione,avere contatti con magistrati con forze dell’ordine, con politici. Quindi il potere deella ndrangheta diventa smisurato, vuol dire sedersi al tavolo, sedersi nella stanza dei bottoni e decidere non chi deve vincere l’appalto, ma chi deve costruire l’opera e se l’opera deve essere costruita o meno, partecipare alla cogestione della cosa pubblica”.
Gratteri:”Quando Paolo De Stefano da inizio alla seconda guerra di mafia, questa volta non per un problema di struttura della Ndrangheta, di regole della Ndrangheta, ma per un fatto di potere, di soldi, si parla della “costruzione del ponte sullo stretto di messina”. Ha necessità di espandersi verso nord, verso villa san giovanni, quindi lì deve abbattere la famiglia Imerti che controlla quel territorio.
Fonte Infinito Crimine. Indagine sulla ‘Ndrangheta Rai tre
La mattanza
1985 -1992 – La seconda guerra di Ndrangheta, la mattanza tra le due famiglie crea il terrore tra la popolazione che rinchiude la paura nell’omertà. E’ una guerra che interesserà tutta l’Italia, fuori e dentro i palazzi della politica, una guerra che ammazza i magistrati. La mattanza è funzione del controllo di un giro di affari che interessa la cosa pubblica. La costruzione del Ponte sullo stretto è il traffico di droga.
Il 9 agosto 1991 ucciso il magistrato Antonio Scopelliti. Arrivato ad un punto importante delle indagini, la mafia chiese alla Ndrangheta di sistemare le cose e togliere di mezzo il magistrato, in cambio, avrebbe fatto cessare la mattanza della seconda guerra di ndrangheta.
Il magistrato Scopelliti muore nella sua Calabria, era in vacanza. A bordo della propria auto, poco prima del rettilineo di Campo Calabro, due Killer in moto spararono al magistrato due colpi in testa di fucile calibro 12. La macchina fuori controllo finisce in terrapieno.
Dalle indagini risulterà che il Magistrato si era fatto spedire da Roma gli atti del maxi-processo per cominciarne lo studio in vista del giudizio di legittimità in cui avrebbe rappresentato la pubblica accusa.
11 Maggio 1996 per l’omicidio del magistrato la Corte di assise di Reggio Calabria condanna i vertici di Cosa nostra,
Salvatore Riina, Pippo Calò, Francesco Madonia, Giacomo Gambino, Giuseppe Lucchese, Bernardo Brusca, Salvatore Montalto, Salvatore Buscemi, Antonino Geraci, all’ergastolo per aver ordinato l’esecuzione del magistrato.
Il 28 aprile 1998 la sentenza di primo grado è riformata dalla Corte d’assise di appello di Reggio Calabria
Il 18 dicembre 1998 si celebra il processo nei confronti di altri elementi della cupola dalla Corte d’assise di Reggio Calabria.condannati Bernardo Provenzano, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, Raffaele Gangi, Giuseppe Farinella, Francesco Giuffrè e Benedetto Santapaola.
Il 14 novembre 2000 la Corte di assise di appello di Reggio Calabria riformerà la sentenza di primo grado pronunciando sentenza di assoluzione nei confronti dei predetti imputati.
1 aprile 2004 la Corte di cassazione, rigettando il ricorso proposto dal Procuratore Generale di Reggio Calabria, confermerà le assoluzioni decise dal giudice di appello.
Il 9 agosto 2018 durante la cerimonie per la commemorazione dell’anniversario della morte del dott. Antonino Scopelliti, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, da la notizia del rinvenimento dell’arma utilizzata per l’omicidio del dott. Scopelliti.
E così la mafia abbraccia largamente il potere politico.
Costruire un ponte farlo diventare identità della propria campagna elettorale al fine di perseguire un obiettivo concomitante all’obiettivo mafioso, è sinonimo per il popolo di non dare fiducia alle istituzioni.
Un politico che ha a cuore il proprio paese, non sfrutta il tema Ponte sullo stretto, sapendo i compromessi a cui è sottoposto il territorio, ma lotta per avere un territorio sviluppato in servizi e mezzi che rendano possibile e accessibile l’utilità pubblica.
Li sento ancora i progetti urlati dai palchi di miliardi di soldi pubblici che si vorrebbero investire per smembrare la calabria e diventare l’accesso tra, mafia e ndrangheta, Lasciare libero un corridoio che diventa appoggio al porto di gioia tauro. E vedo così la mia terra perdersi come anni fa nella paura delle cosche e della politica che l’ha appoggiata.
E allora dico a te che leggi, non dimenticarti quando andrai a votare di come la nostra terra può essere venduta da chi non la ama e ha solo il fine di accettare compromessi.
Ricordati di quante promesse fatte per l’Italia del sud per poi ridurci in un bunker italiano.
Ricorda che se ami la tua terra, la ami non vendendola!
Diamo un futuro onesto all’Italia