Il mappamondo spaccato

Ciao Diario, insomma siamo alla svolta per un mappamondo spaccato!

<Un terremoto di cambiamenti tra passato e futuro, incerto…>

Posto in essere dal male sociale delle guerre. Che poi, il concetto di guerra non si limita al solito attacco efferato militare che spazza via tutto, ma dovremmo considerarlo già nelle viscere del paese quando l’oppressione raggiunge il livello dell’anti democrazia. Tutto accade mentre il cittadino vive nell’assoluta inconsapevolezza che i propri diritti sono nelle mani di un dittatore, senza potersi ribellare per paura. E’ lì che inizia la guerra.

Oggi, questo fenomeno antidemocratico esiste e si evolve in molti paesi.

Nascono esponenti politici che, nel corso della loro vita, hanno mosso il comando sotto forma di dominanza del capitale e del potere, raggiungendo i vertici della democrazia, dominando su di essa attraverso il voto. Si seggono in poltrona e sono fautori di discorsi e azioni che mirano al controllo delle nazioni, portando il caos, alterando equilibri geopolitici ed economici internazionali. C’è chi li condivide, chi li combatte, chi si dissocia, chi li subisce, a farne le spese sono i cittadini nel mondo.

Nasce la guerra in Ucraina,

una nazione che vuole riconoscere la propria identità territoriale e libertà costituzionale. Nasce dall’idea di un dittatore che vuole chiudere i confini dell’Ucraina all’Unione Europea, al fine di non perdere l’egemonia territoriale e continuare ad essere la nazione di cui i paesi europei devono avere paura, ed essere sottomessi all’interscambio economico e geopolitico

Il dittatore russo Putin tiene sotto controllo con efferata violenza il popolo.

Chiunque si ribella riceve in cambio la morte, come è stato per l’attivista Aleksej Naval’nyj, che ha lottato contro il sistema dittatoriale russo, ha sacrificato la propria vita per continuare a lottare nell’animo dei cittadini che credono in una Russia libera e democratica.

Una guerra, quella in Ucraina, che ha aperto le porte a forme di autoritarismo, chiudendo il dialogo tra gli Stati.

Oggi, il concetto di Stato è una pluralità di nazioni che si uniscono sotto la guida di qualcuno per rappresentare il pensiero unico. Che fondamentalmente non dovrebbe essere un concetto anti democratico, finché a gestire i più Stati non è un individuo con idee estremiste o confuse associate al concetto di potere e capitale, radicato al fondamentalismo fascista.

Il famoso capitale che sta alimentando le guerre!

Accade che i partiti che rappresentavano la democrazia liberali, sono crollati in una sorta di sfiducia collettiva portando il cambio di passo nella scelta dell’elettore, confondendolo e influenzandolo a votare figure estremiste ricoperte di una maschera anti democratica che alimentano le guerre verbali, senza volgere ad una pace collettiva futura.

E’ il caso dell’America,

Trump ritorna in pieno fervore e dichiara guerra agli stessi stati dell’America del sud. Li costringe economicamente ai dazi, e attua una politica di restrizione all’immigrazione, giustificandola in una sorta di campagna antidroga, ma il fondamentalismo del muro alzato al confine del Messico è una vecchia politica del regime fascista che si è sviluppata in una sorta di evoluzione culturale storica della destra che nasconde le intenzioni portando sempre il risultato della dominanza della razza sulla minoranza etnica. Per fare tutto questo, a supporto, una buona propaganda social media, con un buon manager a capo del social X, porta ad avere maggiore forza nel sistema parlamentare americano. Il capitale tra capo del governo e i suoi collaboratori muove l’economia americana.

Trump, con le sue manacce, agisce infiltrandosi nella vita degli Stati indipendenti, come la Groenlandia, una sorta di Monopoli per il ricco miliardario convinto di poter tutto ovunque, e parte alla conquista dello Stato perduto!

In seconda battuta sposta il soldato puntato a sud dell’America, verso oriente, e rivolge il disprezzo, dichiarando guerra alla bilancia commerciale cinese, che, senza battere ciglio, incassa il dazio ma restituisce la dichiarazione di guerra americana senza paura!

Si sposta con il mappamondo,

probabilmente uno di quelli che quando lo apri si spacca in due e dentro ci trovi le bottiglie di gin e whisky, e posiziona il suo dito, ad intelligenza artificiale, contro la sofferenza dei palestinesi, facendo della striscia di Gaza, luogo di morte e di persecuzione israeliana, un posto dove poter costruire un impero capitalista sfruttando il territorio.

Continua il suo giro del mondo nel mappamondo, che nel frattempo si è svuotato di bottiglie contenute all’interno e si è riempito di armi,attaccando la Nato, in un rocambolesco, “Esco dalla Nato”.

Poi vola in Europa, intima di infliggere i dazi, nonostante la profonda amicizia con l’italiana a capo del potere al governo Meloni, fedele follower di X e di Trump, che lavora un pò per conto del proprio partito, un pò per il raggiungimento di un egemonia europea territoriale italiana attraverso l’isolamento dall’Unione Europea. Il potere Meloni, vagheggia attraverso i suoi fedeli leghisti e berlusconiani, su un evoluzione 5.0 del sistema trumpiano in Italia, volto a insediarsi tra i cittadini che nel frattempo affogano in manovre economiche che hanno portato al collasso, istruzione, sanità, pubblica amministrazione, infrastrutture e utilità sociale.

In ultima battuta, Trump, dopo avere incontrato il dittatore Putin e aver fatto accordi per una pace unilaterale in vittoria dell’estremista russo ai danni dell’Unione Europea, offende i 27 Stati, dichiarando guerra verbale a suon di “Ti tolgo le armi” all’Ucraina. Il capitalista, seduto al potere della casa bianca, pensa bene di invitare il presidente Ucraino in una pagliacciata storica nello studio ovale, sotto gli occhi delle televisioni e del mondo, lo intima di essere presuntuoso, di non dire grazie, ed esprime il rancore, per l’appoggio di Zalensky, all’ex presidente Biden nel periodo della tornata elettorale. Pretende che l’Ucraina dichiari la fine della guerra, consegnando una pseudo resa alla Russia, minacciando di togliere le armi e gli aiuti economici, ancora una volta il capitalista compra e vende vite umane.

Zelensky, se ne va dalla casa bianca, raggiunge la Gran Bretagna,

e lì avviene la vera volta storica che cambia completamente le alleanze che avevano resa unita l’europa all’America, coalizzando i paesi europei in un unione che volge a garantire all’Ucraina il diritto di esistere, al caro prezzo per gli europei di doversi RiArmare

E così nasce ReArm

la commissione europea il 04 Marzo 2025 dà chiaramente disposizione agli stati membri di doversi RiArmare a fronte del conflitto ucraino e delle aspettative belliche nucleari della Russia

Ursula von der Leyen Presidente commissione europea:”Siamo in un’era di riarmo. E l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la sua spesa per la difesa. Sia per rispondere all’urgenza a breve termine di agire e sostenere l’Ucraina, sia per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi una responsabilità molto maggiore per la nostra sicurezza europea”. Gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno:”aumentare rapidamente e significativamente le spese per le capacità di difesa. Con urgenza ora, ma anche per un periodo più lungo nel corso di questo decennio”. “ReArm Europe potrebbe mobilitare circa 800 miliardi di euro per un’Europa sicura e resiliente. Continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella NATO”. 

Una chiara dichiarazione di guerra al conflitto Ucraino

<E così la storia mobilita le alleanze spostando gli Stati in nuovi confini>

Esatto. Tutto questo in funzione di dialoghi bellici che alimentano la guerra.

Poi c’è il fronte migrazione

<Già, dopo Cutro e l’apertura dei lager albanesi, si è ancora di più infittita la tela del ragno, incastrando nuove vittime in mare e coinvolgendo lo Stato italiano in un asse di, “libera il torturatore libico Alamasri in cambio di maggiore trattenimento per garantire i porti chiusi”>

Esatto.

11 Marzo 2025, L’Unione Europea inasprisce la politica dei rimpatri

Le nuove regole comuni includono: Un sistema veramente europeo sotto forma di un regolamento con procedure comuni per l’emissione di decisioni di rimpatrio e un ordine di rimpatrio europeo che deve essere emesso dagli Stati membri. Con attualmente 27 sistemi diversi, ciò limiterà la frammentazione a livello di Unione.

Ursula von der Leyen: “Oggi solo circa il 20% di coloro che hanno una decisione di rimpatrio lasciano l’Europa. Questo numero è di gran lunga troppo basso. Ecco perché metteremo in atto regole comuni per le decisioni di rimpatrio, con un ordine di rimpatrio europeo e il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio da parte degli Stati membri. Rispetteremo sempre pienamente i diritti fondamentali e il diritto internazionale, ma coloro che non hanno diritto a rimanere devono essere rapidamente allontanati e devono esserci chiare conseguenze per coloro che non collaborano”.

E così caro Diario, siamo al nuovo giro i boa in un cambiamento radicale.

Gli Stati chiudono i confini, si riarmano, e le politiche di destra mirano ad invadere i diritti democratici. Ci aspetta una lunga strada per un cambiamento radicale, magari quel mappamondo aperto a metà verrà saldato per diventare un mondo unico senza guerra, pronto ad accogliere in ogni Stato ogni persona proveniente dal mondo. Per ora stiamo pensando all’inverso nel mappamondo spaccato!

A Presto

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